Like: un mensile sui social network è possibile?

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La notizia era stata lanciata il 31 Marzo: in edicola Like, il primo mensile dedicato ai social network.

Vista la scelta di far combaciare l’uscita in edicola con la vigilia del 1 aprile, in molti avevano pensato si trattasse di uno scherzo.

O forse sarebbe meglio dire, “sperato”.

Sì, perché fin da subito l’idea di realizzare un magazine a cadenza mensile su un mondo così mutevole come i social era sembrata un po’ folle, ma fin da piccoli ci hanno insegnato di “non giudicare prima di provare” e così sono entrata in un’edicola, ho chiesto una copia di questo nuovo magazine…ed eccomi qua a condividere le mie impressioni con voi.

like rivista social

Cifre e dubbi

Partiamo da qualche informazione e numero importante: Like è edita da Alberto Peruzzo Editore, costa 3,90€ e conta ben 116 pagine (delle quali 10 sono di pubblicità, con alcune che promuovono prodotti della casa editrice).

Il primo appunto andrebbe fatto sul prezzo: 4 euro non sono pochi, per niente.

Ok, si tratta di un mensile e la pubblicità, almeno per il momento, è poca, ma prima di aprire il portafoglio, una persona deve capire se i contenuti sono all’altezza della spesa.

Quindi Like, cosa ci proponi?

• L’apparenza…inganna?

like rivista social 2

Osservando la copertina davanti a me, provo un improvviso deja vu puberale: questa foto di Katy Perry in primo piano mi ricorda tanto i giornaletti stile Cioè con gadget, posta del cuore e fantomatiche interviste a star internazionali.

Accertatami che all’interno non ci fossero servizi su come contattare gli One Direction via social, proseguo l’osservazione della copertina e capisco che Katy Perry si trova lì in virtù del fatto di essere “la nuova regina di Twitter” con 50 milioni di followers.

Poco più sotto ci viene spiegato che la rivista contiene più di 90 servizi utili, tra i quali Come trovare e conservare tanti amici famosi (non sapevo che i vip potessero essere rinchiusi in dispensa come i pelati), Facebook & Money ed un articolo sull’E-commerce (e che, credetemi, non sono riuscita a trovare in tutte le sue 100 pagine).

Vabbé, decido di non farmi ingannare dalle apparenze ed apro finalmente la rivista…

• Che confusione, sarà perché…”Like”

Chiedo profondamente scusa ai Ricchi e Poveri per tale storpiatura, ma presto ne capirete il motivo.

Inizio a leggere l’editoriale e vengo colpita in particolar modo da alcune frasi:

Like, la guida più completa ed aggiornata per impadronirsi di questo universo nuovo e per servirsene allo scopo di migliorare la propria vita

Tralasciando l’idea dei social networks come un “tessssoro” da conquistare o di un pianeta bramato dagli alieni, riferirsi ad un mensile come la “guida più aggiornata” mi fa un po’ sorridere, ma questa consapevolezza fa capolino anche dalle ultime righe dell’editoriale dove si legge:

Le novità in questo autentico mondo parallelo si succedono a ritmo serrato

Ecco, appunto.

Dopo vari refusi e sguardi perplessi, giro pagina e scorro il sommario: gli articoli sono davvero numerosi, così come gli argomenti affrontati, andando dai nuovi social network, ai selfie, passando per la politica su Twitter, Candy Crush, Food Porn, Fashion Bloggers e una guida su Google Plus.

Un po’ di tutto, insomma, ma già intuisco che il target più importante da colpire è quello degli adolescenti e dei loro genitori  che, stanchi di vederli chini sullo smartphone, vorrebbero entrare nel loro mondo (forse iniziando a sorvegliarli).

Il primo articolo è dedicato ai ribattezzati “figli di Facebook” (p.6), ovvero a quei social minori nati negli ultimi tempi tra cui Anomo di cui avevo parlato qualche mese fa anche qui.

Si prosegue, poi, con un articolo dedicato alle star su Twitter (p.16), classificate in base al numero di followers e qui “casca il mensile”, dal momento che i dati non sono ovviamente aggiornati, ma non è un dettaglio fondamentale.

Quello che attira la mia attenzione, infatti, è un box in basso a destra.

Riporto le prime frasi:

Visto che non è sempre possibile entrare a far parte del gruppo di follow dei VIP per scoprire cosa postano su Twitter, possiamo fare una visitina su Famous Twitters  (in realtà Tweeters), un’applicazione che raccoglie gli aggiornamenti di tantissimi personaggi del calibro di 50Cent, Steve Jobbs…

Ok, non so proprio da dove cominciare: dal “gruppo di follow”, dalla spiegazione delle dinamiche su Twitter o da un povero Steve Jobs (con tanto di refuso) che twitta dall’Aldilà?

Vi confesso che ho dovuto rileggere queste frasi varie volte, ponendomi più di una domanda.

Innanzitutto, cos’è il gruppo di follow?

E se, per tale espressione, intendessero l’essere seguiti dai VIP, non staranno mica dicendo che qualora non riuscissimo ad entrare nelle grazie di questi personaggi, non potremmo leggere cosa twittano?

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Vabbé dai, è probabile che abbia capito male e così per esserne certa coinvolgo un’opinionista d’eccezione, estranea alle logiche social: mia mamma.

Le leggo la frase incriminata e le chiedo che cosa capisca da quelle parole e così ho la conferma: non avevo capito male.

Ero pronta a lasciare tutto quando, qualche pagina più avanti (p.66), vedo un intero articolo dedicato a Twitter dove si ristabilisce la verità sostenendo esattamente il contrario di quanto scritto nell’altro articolo.

Perplessa, mi chiedo se sia un caso isolato…speranza vana.

Dai cinguettii di Twitter passiamo, infatti, al social di Zuckerberg, ma non andrà tanto meglio: a p.26 una guida introduttiva a Facebook riporta le seguenti affermazioni…

Nel mondo di Facebook è necessario distinguere bene tra gli amici e capire chi è amico solo virtuale e chi invece lo è realmente…

…a parte un italiano un po’ zoppicante, direi che siamo tutti d’accordo. Continuiamo a leggere…

“É quindi importante scegliere bene perché i nostri amici avranno accesso a tutte le informazioni del nostro profilo e potranno seguire tutto ciò che pubblichiamo, foto o testi.”

…esisterebbero le impostazioni per la privacy…

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…ma proseguiamo…

“Ricordiamo che è possibile utilizzare Facebook per comunicare al mondo ciò che vogliamo anche senza avere migliaia di amici: basta pubblicare notizie o foto sulla nostra home, dove chiunque può leggere cosa postiamo senza bisogno di entrare a far parte della cerchia dei nostri amici

Chiunque? Basta, per esempio, aggiornare il mio status e tutti lo potranno vedere anche senza essere miei amici?

Probabilmente i cinguettii di prima sono stati troppo forti e hanno confuso le idee, ma ecco che, come accaduto nel caso precedente, più tardi si riesumerà la verità seppellita da quest’articolo con un altro pezzo, stavolta dedicato alle impostazioni della privacy su Facebook.

Comincio a sentirmi disorientata.

Torno indietro di qualche pagina e leggo “Guadagnare con un clic” (p.12), dove si sostiene di poter trasformare una pagina Facebook in una miniera d’oro senza alcun riferimento, però, al fatto che Zuckerberg lo stia rendendo sempre più un “paid media“: insomma, si parla di come fare soldi su Facebook, ma non di come si perdono.

Immagino che sia un’informazione meno accattivante rispetto alla possibilità di arricchirsi e così vado avanti, colpita da questo titolo a p. 86:

Facebook su Twitter e viceversa: ora si può.

Penso di capire di cosa stiano parlando e inizio a leggere per averne la conferma, ma ecco che resto sorpresa (e non piacevolmente) dalle prime frasi:

“Se si vuole comunicare qualcosa sia agli amici sia ai followers, allora bisogna usare Facebook e Twitter in momenti diversi e ripetere tutte le operazioni due volte…”

Mmm…

A oggi, infatti, non esiste un modo diretto di condividere tutte le azioni che si compiono sui due social network.

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Come spiegare questo articolo che vorrebbe essere introduttivo alla funzione di collegamento tra Facebook e Twitter  e viceversa?

Che per questa rivista specializzata sui social network, Hootsuite e tutte le altre piattaforme di social media management sono totalmente un mistero; per chi non le conoscesse, però, esistono degli strumenti capaci di gestire contemporaneamente più account social e su Internet potrete trovare molte guide e informazioni.

A questo punto decido di chiudere la rivista, piena di rabbia per l’occasione mancata e gettata al vento.

Non sono una professionista, ma semplicemente una ragazza appassionata di comunicazione che studia i social network e il web marketing, eppure troppi sono stati gli errori che ho individuato tra una pagina e l’altra (e se mi sono sbagliata in qualcosa, correggetemi): a volte venivano recuperati e corretti in altri articoli, probabilmente scritti da autori diversi, mentre altre volte venivano lasciati lì sospesi.

Errori concettuali, eccessivi e fastidiosi refusi, scrittura discutibile, immagini in pessima risoluzione, confusione, incoerenza e superficialità: leggendolo, si ha la sensazione che sia stato realizzato frettolosamente, con furia di andare in stampa senza curarne la struttura e i dettagli.

• Caro Like…

…fare un magazine sui social network può essere un’idea potenzialmente interessante, ma va sfruttata in modo adeguato.

1) La cadenza mensile è un’arma a doppio taglio: puoi avere modo di scrivere molti articoli approfonditi, ma dovrai sacrificare la freschezza dei contenuti. E sappiamo bene quanto le date di scadenza di un nuovo aggiornamento social siano sempre vicine alla loro uscita.

Anche nei piccoli dettagli si sente la mancanza di aggiornamento: l’articolo sulle stars di Twitter presenta numeri risalenti a un mese fa e gli stessi screenshots di Facebook mostrano il social nella sua versione precedente all’ultimo update.

Quindi mi chiedo: vuoi restare fedele alla formula “mensile”? Ok.

Sei un magazine che tratta di social network?

Dimostra di conoscerli davvero e di saperli gestire: dai il buon esempio per primo.

2) Integra il cartaceo con il web, crea un’app, sii presente sui vari canali, diverti e coinvolgi i lettori con approfondimenti ulteriori e con quelle ultime news che non sei riuscito a far entrare nella rivista cartacea, ma regola fondamentale: fai gestire la tua presenza social da persone competenti (questa la pagina Fb ufficiale, a voi i commenti).

Comunque, caro Like, partirei innanzitutto dal creare un sito web: non ci crederete, infatti, ma non esiste un sito web della casa editrice (aggiornamento al 2/05: ora il sito c’è) e tanto meno del nuovo mensile.

Ovvio, per fare tutto questo ci vogliono risorse, umane ed economiche, ma se si lancia un progetto così ambizioso, si deve essere capaci di portarlo avanti con impegno, senza ridurre i social network ad argomento da gossip: presentarsi come la “guida più aggiornata e completa sui social”, rivolta sia a neofiti che ad esperti, riveste di una responsabilità molto alta che, almeno con questo numero, è stata letteralmente calpestata.

3) Per rispettare i social network, è importante far scrivere articoli da persone esperte, che studiano e lavorano quotidianamente con il web.

Io, per esempio, chiederei la collaborazione di qualche professionista del settore, di un blogger influente che sappia dare un contributo di valore ai lettori.

La qualità fa la differenza, sempre.

• Consigli per i neofiti dei social

Ripeto, non vi parla una professionista, ma una studiosa ed appassionata che sa bene come ci si sente ad avvicinarsi in “punta di dita” al web.

Ecco, quindi, il mio consiglio a chi si sta avvicinando al mondo dei social: comprate pure Like, ma per favore, approfondite ogni argomento, siate curiosi, aggiornatevi ogni giorno, iscrivetevi a forum e communities del settore (molto utili quelle su Google Plus) e leggete i blog scritti dai professionisti.

Sono certa che Like, dopo questo primo e confusionario numero, potrà solo migliorare, ma io vi lascio lo stesso una prima lista di alcuni dei migliori blog italiani su comunicazione, social media e copywriting: fatene buon uso.

Skande, My Social Web, Cinzia di Martino, Web in FermentoRudy Bandiera, Webhouse, Giorgiotave.itIn time, We are Social, Ninja Marketing, TagliaBlog Social Media MarketingDaniele Imperi, Comunicare sul WebPaolo Ratto, Studio SamoMyMarketing.Net4WritingJulius Design, Marketing Arena.

 

 

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

15 Comments

  1. ahahahahah… hanno scritto nuovo universo????? Guarda, non sapevo l’esistenza di questa rivista e la domanda mi sovviene spontanea, perche’ parlare di un network non convenzionale con uno tradizionale? Lo vedo un nuovo tentativo riuscito male della stampa di sopravvivere e resistere al fenomeno oramai dilagante della informazione online. La mia risposta e’: non parlate di social, siate social! I tempi sono cambiate accettatelo ed evolvetevi!

    • Ciao Rebecca! Direi che la tua frase “non parlate di social, siate social” possa ben riassumere gran parte del mio post!
      Sarò sincera, appena saputo di questa nuova rivista avevo idee contrastanti: da una parte pensavo che fosse un progetto folle vista la natura dell’argomento, dall’altra volevo dargli un po’ di fiducia e constatare con i miei occhi.
      Mi sono bastate pochissime pagine, però, per tornare alla prima sensazione e ho provato un gran dispiacere: trattare i social network senza rispetto, con errori e superficialità, è la cosa peggiore che si possa fare verso un mondo già bistrattato e poco capito.

      Grazie mille per aver lasciato la tua impressione, Rebecca!
      A presto!

      • A parte che ho scritto cambiate invece di cambiati (mannaggia al cell :-P) una recensione troppo carina e ben fatta, l'”impressione”, nel vero senso della parola, è venuta spontanea 😉

  2. Ciao Alessandra,
    penso che la tua recensione metta in luce delle carenze evidenti della rivista. Spero che qualcuno “dall’altra parte” faccia tesoro dei tuoi consigli e corregga il tiro: anche in corso d’opera non è mai troppo tardi. Io cambierai anche l’impostazione grafica della copertina, ricorda molto quei giornaletti di pettegolezzo che ormai si trovano solo dai peggiori parrucchieri d’Italia. L’argomento sarebbe in se molto interessante, e per tenere un ritmo mensile potrebbero inserire degli approfondimenti magari meno pratici ma che potrebbero completare la nostra esperienza social. Chi sono ad esempio i fondatori dei vari social? Come sono organizzate le loro società? Dove si trovano? Come hanno fatto a dar vita al loro servizio? Non credo sia troppo presto per scrivere queste cose, né che a scrivere questo tipo di articoli servano grandi capacità tecniche. La loro pagina Facebook fa sorridere. Dovrebbero rivolgersi davvero a dei professionisti, anche da noi infatti non mancano: vanno benissimo ad esempio i tuoi link in fondo al post, li seguo già tutti puntualmente.
    Simone

    • Ciao Simone,
      innanzitutto grazie per aver letto il post e aver voluto lasciare la tua impressione su questo Like, cogliendo perfettamente il nodo del problema: la mancanza di professionalità, dalla copertina ai contenuti.
      Come hai scritto giustamente te, non è troppo tardi per correggere il tiro e dare un prodotto più ragionato, vicino a quella promessa iniziale (e, rileggendola, piuttosto agghiacciante): offrire “la guida più completa e aggiornata sui social network”.
      Il tuo consiglio sul dedicare gli articoli ad approfondimenti meno pratici, ma che possano integrare la nostra esperienza social è giustissimo…oltre alle guide pratiche (necessarie per chi sta muovendo i primi passi), è importante che venga dato qualcosa di unico, che possa arricchirci.
      Però innanzitutto, come già scritto, partirei dal sito web (assurdo che ancora non ci sia, nonostante i pochi giorni dall’uscita del secondo numero) e dal coinvolgere veri professionisti nella scrittura degli articoli: sulla loro imbarazzante pagina Facebook ho letto commenti entusiastici da parte di alcuni lettori e mi sento male al pensiero che loro non sappiano quanti errori ci siano, tra una pagina e l’altra…
      Speriamo, come hai detto te, che “qualcuno dall’altra parte” ci ascolti… 😉

      Grazie ancora, Simone.

  3. Un simpatico e colorato Cioè 2.0, con una testata che curiosamente richiama lo storico Life ma mima il Like di Facebook… non adoperando il colore blu ma il rosso!

    Sarei curioso di scoprire quale progetto editoriale c’è dietro. Sicuramente c’è qualcosa che non afferriamo.

    • Ciao Antonio,
      é proprio quello che mi sono chiesta anch’io: cosa c’è dietro? Cosa e chi volevano raggiungere con questa rivista che, così com’è impostata adesso, è del tutto inutile?
      Sarei curiosa di vedere come sarà il secondo numero, ma constatando che, a settimane dall’uscita del primo, il sito web è ancora inesistente e la sua presenza social imbarazzante, opterei per il risparmiare quei 4€ per qualche caffè, che dici? 🙂

      Grazie Antonio per aver letto il mio post e aver detto la tua…a presto! 😉

  4. Intanto direi che 3,90 su 116 pagine a colori non sono tanti, anzi 🙂
    Di norma le riviste costano almeno 6-7 euro.

    Concordo sulle tue osservazioni alla Cioè: a prima vista, dalla copertina, sembra una rivista alla Novella 2000, coi vip in primo piano, che quindi interessano un certo pubblico e non gli addetti ai lavori sui social e chi vuole imparare a usarli.

    Poi vorrei fare una critica al sottotitolo: casomai è una guida ai social media, non ai social network. È sbagliato usare questi due termini come fossero la stessa cosa.

    In un mese, come hai fatto notare, sui social cambiano tantissime cose. Like avrebbe dovuto essere una rivista online, non cartacea.

    Sulle cavolate che hanno scritto non voglio neanche pronunciarmi 😀

    • Ciao Daniele,
      hai ragione su entrambe le obiezioni, sia sulla distinzione tra media e network (alla quale dovevo fare anch’io attenzione) sia sul prezzo: in quest’ultimo caso avevo in mente l’esempio di Wired, essendo un mensile che affronta tematiche vicine a Like (almeno in teoria) e che costa solo 2.50€, ma in generale la direzione è quella che hai ricordato tu.

      I miei dubbi, purtroppo, stanno trovando anche altre conferme…l’altro giorno su Facebook hanno così risposto ad un ragazzo che sollevava critiche circa la gestione della loro pagina:
      “Abbiamo dedicato tutti i nostri sforzi alla realizzazione della rivista, adesso che abbiamo terminato il numero due penseremo anche alla parte on-line”

      A parte il fatto che se veramente tutti i loro sforzi sono finora stati dedicati alla rivista cartacea, non oso immaginare cosa accadrà d’ora in poi, ma queste loro parole mettono proprio in luce quello di cui parlavo: la sensazione che tutto sia stato realizzato frettolosamente, senza cura e risorse necessarie per portare avanti questo progetto …ed ancora più preoccupante è l’aver considerato la gestione della pagina Facebook (tra l’altro, unica loro presenza online) una cosa secondaria, alla quale dedicarsi solo quando ci sarà più tempo a disposizione.
      E da una rivista che si occupa di social, vedere che non mettono in pratica quanto dicono è veramente grave.

      Grazie mille Daniele per questo tuo prezioso commento! 😉

  5. Da quel che traspare la “rivista” sembra scritta da una sola persona che non conosce assolutamente l’argomento e scopiazzando all’impazzata mette insieme 100 pagine di pura banalità infarcita di errori. Un possibile mezzo di comunicazione, di divulgazione diventa un’arma a doppio taglio che certamente allontanerà il pubblico dalla realtà sei social e in genere di Internet. Ma qualcuno ha fatto delle ricerche sul coordinatore editoriale? Ma chi è? Il solito raccomandato messo a capo di un progetto senza nessuna prospettiva di vita. Alla base del buono ci poteva anche stare ma senza un progetto e la totale assenza di cura e conoscenza delle tematiche trattare non si va da nessuna parte. Direi che la grafica e la scelta della copertina tutto sommato sono la cosa meno peggiore.

    • Ciao Pepito e benvenuto! 🙂
      Sono assolutamente d’accordo con te: si è trattata di un’occasione sprecata, gettata in mani (evidentemente) del tutto inesperte: come già scritto, così facendo si va ulteriormente a colpire i social media, troppo spesso poco capiti e sottovalutati…per non parlare di come stanno gestendo la loro presenza sul web, a dir poco in modo imbarazzante.
      Però, come si dice, al peggio non c’è mai limite: riguardo la copertina, infatti, ti consiglio di vedere quella del secondo numero dove vengono messe in risalto tutte le vere intenzioni “gossippare” di questa rivista.
      Ti anticipo solo che troverai una Belen Rodriguez con indosso un costume un po’ piccolo per lei…(puoi vederla qui -> https://plus.google.com/109548228879187232906/posts/gKhb6i5cjFe)

      Grazie mille per aver lasciato una tua impressione e a presto! 😉

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