Per fare goal…ecco i 4 (s)consigli della Nazionale!

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“Brandelli”, “Lo sfascio”, “Tutti a casa”“Che pippe”.

Sono solo alcuni dei titoli usati nella giornata di ieri per salutare l’uscita dell’Italia dai Mondiali.

Premesso che al di là di Holly e Benjy non sono mai stata una grande appassionata di calcio (anche se ho orgogliosamente capito cosa sia un fuorigioco), ogni quattro anni ho sempre subito una strana metamorfosi: quella del tifoso per la Nazionale.

Il tifoso, il bambino e il calciatore.

fonte: fanpage.it

Improvvisamente quel pallone rotolante sull’erba diventava affascinante e i 90 minuti sembravano scorrere più velocemente, eppure quest’anno qualcosa è cambiato: nessuna metamorfosi.

Vi assicuro che ho cercato la causa un po’ ovunque, ma poi ho finalmente capito…l’ho capito la sera del 24 Giugno, quando l’Italia ha abbassato la testa ed è uscita dal Mondiale: quei ragazzotti vestiti di azzurro non mi avevano mai convinta.

Perché? Perché fin da subito avevano commesso degli errori che, partita dopo partita, sono solo peggiorati: non sto parlando di errori tecnici (come da premessa, non me ne intendo e non farò il Caressa della situazione), ma di mentalità e atteggiamento dai quali poter trarre qualche importante lezione per la nostra vita, dentro e (soprattutto) fuori il web.

1) Avere fame

[…e non sto parlando di quella di Suarez! 😉 ]

Uno dei problemi principali della nostra Nazionale è stato proprio questo: la mancanza di fame, di una forte motivazione che spingesse ad arrivare lontano e vincere.

Inutili i discorsi e le parole rilasciate alla stampa, se i fatti li contraddicono: è un po’ come quando vengono scritti aggiornamenti di status entusiastici sulla propria vita e che non corrispondono alla realtà, ma che vogliono solo mettere in luce se stessi.

Dove sono i fatti? Chi sei veramente?

Il Stay Hungry, Stay Foolish ripetuto da Steve Jobs non è solo una citazione da copia e incolla sui social o sulle magliette: è l’Atteggiamento. L’Atteggiamento vincente.

La grinta, infatti, non è una spolverata di zucchero a velo che al primo starnuto vola via: la grinta è il peperoncino che deve farci scattare e correre verso i nostri obiettivi.

E invece questa Nazionale ha lasciato il peperoncino a casa ed è atterrata in Brasile già sazia…ma chi è stato a riempire così tanto (e velocemente) il loro stomaco?

Enzo Bucchioni su QN ha ribattezzato gli azzurri “polli di batteria gonfi di soldi e privi di orgoglio”: lasciando da parte la vena polemica, non pensate che abbiano davvero perso di vista i loro obiettivi reali, magari accecati da contratti milionari e lussi?

La passione, in fondo, è una fiamma che solo noi, con le nostre mani, possiamo proteggere da venti e ostacoli: la mancanza di umiltà, invece, è una brezza che rischierà di indebolirla, per poi spegnerla.

Qualunque cosa tu faccia non perdere mai di vista i tuoi obiettivi, la tua passione, ciò in cui credi e non farti ingannare da luccichii e lustrini.

Come disse Einstein:

fonte: WebHouse

fonte: Web House

2) Chi “gioisce” piano…va sano e va lontano

Italia – Inghilterra: un 2-1 che già faceva parlare di trionfo annunciato.

Alcuni giornali erano esaltati ed esaltanti, così come molti tifosi che hanno preso fiducia e iniziato a tirare fuori i tricolori un po’ ingialliti dall’estate di due anni fa.

Sappiamo poi cos’è successo: il pallone da allora non è più riuscito ad entrare nella porta avversaria.

Qual è l’insegnamento?

Mai sedersi sugli allori: la vita è una maratona che richiede sempre la nostra lucidità, la nostra costanza.

marathon

 

L’umiltà si vede proprio nei momenti di successo: bisogna saper reggere la pressione quando questa aumenta e mai sottovalutarla quando scende.

Questo è stato l’errore fatto con l’Uruguay: per gran parte della partita ci siamo semplicemente accontentati, provando a difendere uno 0-0 che ci avrebbe salvato, ma a testa bassa.

Dov’era quella fame, quell’audacia, quella voglia di rischiare?

Dobbiamo metterci in gioco sempre, dopo un trionfo, un fallimento o quando le cose sembrano essere più semplici…la nostra è l’unica fiamma che più resta immobile, più rischia di spegnersi.

E noi non lo vogliamo, vero?

candle

 

3) Insieme…è meglio!

Qual era uno dei segreti dell’Italia 2006?

Di difetti ce n’erano anche allora, così come di scelte e tattiche discutibili, ma su una cosa non c’erano dubbi: uno spirito di squadra che forse, quest’anno, non c’è mai stato.

E invece non deve mai mancare nella nostra vita, perché abbiamo sempre bisogno degli altri per costruire qualcosa, migliorarci, arricchirci di ciò che non abbiamo.

Fino a che punto possiamo arrivare, se camminiamo da soli?

Un proverbio africano dice:

“Da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”

Ed è esattamente questo il punto, anche per chi lavora in rete: il “chi fa da sè, fa per tre”, alla lunga, non premierà nessuno, perché abbiamo bisogno di confronti, consigli stimoli nuovi.

Apriamoci agli altri, diamo una mano a chi la chiede e chiediamola quando ne abbiamo bisogno, senza timore…la fiducia e la collaborazione sono tutto, fuori e dentro il campo.

 

4) “Non sono stato io!”

Questo è proprio un brutto vizio: da piccoli faceva sorridere quel gatto che aveva deciso di affilare le sue unghie proprio sui nostri compiti di matematica, ma a distanza di anni dobbiamo imparare a prenderci le responsabilità dei nostri sbagli.

Non sempre questo accade, lo sappiamo bene…ed è successo (nuovamente) alla nostra Nazionale.

“È colpa del caldo”…”È colpa dell’arbitro”…”È colpa del tifo che è mancato”…”È colpa dei giornalisti”…e la lista degli alibi si allunga…

bart i didn't do it

 

Sicuramente quel cartellino rosso o il morso non visto ci hanno penalizzati, ma il gioco del calcio è semplice: devi fare goal. E i nostri azzurri non l’hanno fatto.

Dobbiamo accettare i nostri errori e i nostri fallimenti, ammetterli e lavorare per superarli: questo sarà solo segno di maturità e consapevolezza, dovunque siate e qualsiasi cosa stiate facendo.

Non ci saranno mai condizioni meteo perfette, così come non ci sarà mai una porta lunga 20 metri e alta 8…ci sarà sempre un arbitro a noi sfavorevole, un Moreno che sembra avercela con noi, che non riconosce i nostri meriti o che non vedrà lo sgambetto (o il morso) dato da qualche collega o amico.

Gli ostacoli ci saranno sempre, ma noi dobbiamo saper camminare per la nostra strada lavorando duro, per dimostrare ciò che siamo e quanto valiamo: solo così la nostra fiamma resterà viva.

Solo così faremo goal.

 

Ora la “palla” passa a te: sei d’accordo con questi (s)consigli azzurri? Quali altre lezioni hai imparato dalla Nazionale?

 

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

7 Comments

  1. Concordo su tutti i punti…..io spero che questo articolo venga letto da quelle “fighe di legno” che abbiamo come giocatori che hanno come unica preoccupazione di non rovinare la pettinatura o di quale tatuaggio farsi (si vede che ancora brucia l’eliminazione 😀 ).

    Naturalmente questi consigli possono essere, anzi, devono essere applicati anche nel mondo del blog se vogliamo arrivare a vincere la nostra “Coppa del Mondo”.

    • Ciao Andrea,

      hai centrato perfettamente il punto: questi 4 (s)consigli sono da applicare assolutamente nel web, nel blogging, nella nostra strategia di personal branding.

      Fiamma sempre accesa, umiltà, consapevolezza dei nostri errori e collaborazione…così riusciremo davvero ad alzare quella Coppa! 😉

      Grazie mille e a presto!! 🙂

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