Social street: il vicino di casa a portata di click

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In principio c’era il sale.

Sì, il sale che ti accorgevi di aver finito, proprio mentre stavi per mettere l’acqua sul fuoco; prontamente uscivi di casa, in ciabatte, facevi 1-2-3 passi sul pianerottolo e suonavi al campanello del tuo vicino che, senza alcun indugio, ti risolveva il problema andando in cucina.

Sembrano scene in bianco e nero, fotogrammi di una pellicola consumata dal tempo…eppure non sono passati tanti anni da quando tutto ciò era pura normalità, un’abitudine che in alcune parti d’Italia non è stata del tutto abbandonata neppure oggi.
Ma ammettiamolo: chi di noi conosce davvero i propri vicini di casa?

Io, per esempio, provo tuttora un certo senso di smarrimento quando vedo qualcuno entrare nel mio palazzo, chiedendomi ogni volta, mentre sorrido educatamente e accenno un saluto:

“E questo chi è?“, come se i vicini venissero sostituiti nella notte da qualche figurante che poi, il giorno dopo, scomparirà lasciando il posto ad un altro.

Nelle nostre giornate sempre più veloci, sempre più “connesse”, sempre più “online“, i rapporti diretti hanno subito una radicale trasformazione, partendo proprio dal pianerottolo di casa dove, paradossalmente, siamo passati sull’off-line.
Spesso, infatti, sul vicinato fisico ha avuto la meglio quello 2.0, più grande, più dispersivo, dove tutti sanno di tutti, pur stando lontanissimi: un vicinato digitale che fa arrancare quello tradizionale, proprio perché manca il suo motore.
La fiducia negli altri.

Siamo diventati diffidenti. O peggio, indifferenti.

E quel sale, che improvvisamente mancava e ci spingeva senza farci troppi problemi a scendere dal vicino, resta per me il simbolo della fiducia negli altri e che oggi, forse, abbiamo un po’ perso.

Ecco, però, che proprio la tecnologia, da molti accusata di aver reso la società sempre più individualizzata e di averci trasformati in automi solitari, può essere capace di riavvicinarci in nome di un bisogno che si fa sempre più forte: il bisogno di comunità, di relazioni vere, di gesti e condivisioni reali.

È da qui, infatti, che Federico Bastiani, giornalista free lance, ha avuto l’idea di reinventare il concetto di vicinato e restituire alle parole “social” e “network” i loro significati originari.

Come?
Dando vita ad una rete sociale reale, le cui maglie fossero i nostri veri vicini di casa.

Una rete che ha preso il nome di Social Street.

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Tutto è nato da una domanda che Federico si è posto, avendo un figlio piccolo, ovvero se ci fossero altri bambini vicino casa sua con cui farlo giocare:
“Mi sono accorto che non conoscevo nessuno dei miei vicini, nonostante da qualche anno abitassi in questa strada”

Questa strada è Via Fondazza a Bologna che, nel settembre scorso, è diventata la prima Social Street italiana.
È bastato che Federico aprisse un gruppo chiuso su Facebook (Residenti in Via Fondazza) e stampasse una cinquantina di volantini da affiggere lungo la strada per farlo conoscere; dopo un’iniziale (e comprensibile) diffidenza, la nuova idea ha cominciato ad entusiasmare la strada bolognese e in due settimane il gruppo poteva già contare più di 90 membri.

Oggi sono stati superati gli 800 1000 iscritti ed è così diventata una comunità forte, un punto di riferimento per chi, fino a poco tempo fa, condivideva solo l’indirizzo.

L’obiettivo della Social Street non è semplicemente conoscere chi abita accanto a noi: è creare un nuovo spazio di fiducia, di condivisione, di collaborazioneprogettualità comune.
Di amicizia.
Un’amicizia che nasce su Facebook, ma che poi esce dal computer e dalla nostra casa, per creare qualcosa di importante insieme agli altri.

Appena lette alcune storie dei “Fondazziani” (così si sono ribattezzati gli abitanti della strada bolognese), ho pensato che l’idea della Social Street, nella sua semplicità, fosse rivoluzionaria.

Nel gruppo chiuso di Facebook, infatti, vengono postate richieste di tutti i tipi: dal genitore che chiede il nome di un bravo pediatra o di un buon ristorante nella zona (altro che Tripadvisor!), alla ragazza che cerca qualcuno che le possa dare una mano dopo l’improvviso incendio nel suo appartamento (trovando addirittura qualcuno che le ha offerto il proprio monolocale, libero per le vacanze).

Le storie sono tantissime e belle da scoprire, una ad una.

C’è la ragazza che mette a disposizione la sua lavatrice ad un vicino in cerca di una lavasecco a gettoni…il ragazzo che, sentendo la musica di una chitarra provenire da un appartamento del palazzo, cerca il “vicino musicista” perché gli possa dare lezioni di chitarra…c’è chi si offre per ripetizioni e chi progetta di organizzare laboratori musicali per bambini…c’è lo studente che vede improvvisamente rompersi la stampante e chiede che qualcuno possa aiutarlo (trovando subito un vicino che gli metterà a disposizione la propria)…e poi la ragazza che, rimasta in panne con la macchina alle 10 di sera, chiede al gruppo qualcuno che possa portarle dei cavetti per la batteria e in pochi minuti ecco il vicino che scende in strada per andare ad aiutarla.

Generosità genera generosità.

È questa la piccola, grande rivoluzione portata dalla Social Street: fidarsi, donarsi, incontrarsi.

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fonte: oggi.it

Non solo collaborazioni tra vicini, ma anche rapporti con commercianti: ristoranti che offrono promozioni agli abitanti della Social Street, cinema che propongono sconti e organizzano proiezioni speciali (come il caso del Mummy Cinema, appuntamento del sabato mattina rivolto a mamme cinefile con i loro piccoli bimbi).

E poi le social dinner, gli shooting fotografici, le feste, i flash mob…ma Via Fondazza è stata solo l’apripista: ad oggi si contano oltre 180 300 Social Streets in tutta Italia, ma il numero è in costante crescita e quotidianamente aggiornato sul sito ufficiale.

Tra queste degna di nota è la social street milanese di Via Maiocchi che ha inaugurato il bellissimo progetto Case Aperte“: per un giorno intero le porte di alcune case si spalancano ai vicini, spesso sconosciuti, per coinvolgerli in varie attività, dal guardare insieme una partita in tv al realizzare un workshop di pittura fino al preparare crepes insieme.

Se anche tu hai deciso di creare una Social Street, prima accertati che la tua strada non sia già Social (qui una mappa) e poi dai ate un’occhiata alle linee guida presenti sul sito e sintetizzate in questi 4 passaggi fondamentali:

• Creare un gruppo chiuso su Facebook il cui nome rispetti questo formato: “Residenti in nome via (oppure piazza, quartiere, etc) – nome città – Social Street”

•  Pubblicizzare il gruppo attraverso volantini e locandine

•  Gestire il gruppo, mantenerlo vivo con idee, esperienze ed attività.

•  Passare dal virtuale al reale: chiudere Facebook e scendere in strada

Social Street è un ritorno al passato, ma senza più fotogrammi in bianco e nero: solo colori forti e vivi di una comunità dove nessuno è più isolato, ma può contare realmente sull’aiuto del vicino.

Un’operazione di fiducia negli altri, una scommessa non sempre facile da lanciare oggi, ma che in fondo ha bisogno solo di una cosa.

Di un “pizzico di sale”.

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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