Selfie è Word of the Year 2013: un viaggio nel mondo dell’autoscatto.

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Cos’hanno in comune Leonardo Pieraccioni, Belen Rodriguez e Papa Francesco?

Apparentemente niente ed invece tutti e tre sono stati, almeno una volta, protagonisti del fenomeno selfie.

Nel caso non sappiate cosa si intenda con questa parola, ecco la definizione riportata sul prestigioso Oxford English Dictionary:

a photograph that one has taken of oneself, typically one taken with a smartphone or webcam and uploaded to a social media website.

una fotografia fatta a se stessi, solitamente con uno smartphone o una webcam e caricata sui social media.

Ma non è finita qua.

Selfie è stata nominata Word of the Year 2013 proprio dall’Oxford Dictionary che, ogni anno, assegna tale riconoscimento all’espressione linguistica che meglio riflette le tendenze, gli umori e lo spirito dell’anno in corso.

Il 2013 è stato quindi incoronato come l’anno dell’autoscatto social.

E come dare loro torto?

L’uso di questa parola, secondo i dati resi noti, è cresciuto del 17.000% nell’ultimo anno grazie alla sua massiccia diffusione sui principali social e all’utilizzo dell’hashtag #selfie.

Le situazioni e le location che fanno da sfondo ad un selfie possono essere le più disparate, anche se dobbiamo riconoscere una certa predilezione verso una stanza specifica della propria casa, non solo da parte dei giovanissimi…

(…e con qualche immancabile colpo di genio…)

Facce che si riflettono negli specchi sfoggiando espressioni spesso discutibili e cover di smartphones alla moda…ma non sempre i ragazzi ottengono l’effetto sperato e il web si è presto popolato di irresistibili selfie-fails diventati veri e propri contenuti virali…

Da quando, poi, con l’Iphone è possibile fare un autoscatto semplicemente premendo un tasto con il quale puntare la camera verso se stessi, il selfie è diventato un fenomeno incontrollabile, tanto da coinvolgere tutti: dalle persone comuni ai vip, dai politici al Papa.

 

Selfie è l’espressione della voglia di esserci, di metterci la faccia, di comunicare con il proprio volto ciò che le parole, a volte, non riuscirebbero a fare con la stessa immediatezza.

Quando si tratta di personaggi famosi, inoltre, il selfie permette di instaurare un legame ancora più stretto con il pubblico: mostrare istantanee della propria vita privata o, come accade sempre più spesso con i personaggi femminili, svelare difetti fisici e volti senza trucco, sono armi potentissime per rafforzare il proprio brand personale.

E a proposito di brand…secondo voi i marketers sono rimasti semplicemente a guardare o hanno deciso di cavalcare l’onda dell’autoscatto nell’ottica di un perfetto engagement?

La catena statunitense Jamba Juice ha lanciato pochi mesi fa un contest basato proprio sul selfie: l’invito era di pubblicare una foto di sè con un loro frullato per provare a vincere la Jambacard del valore di $100.

smoothie

Un altro ottimo esempio che ha colto la forza dei selfies, puntando ad engagement e gamification, è stato realizzato per promuovere la serie tv The Walkin Dead: scaricando la Dead Yourself App sul proprio smartphone, i fan del telefilm potevano farsi una foto e successivamente modificarla in modo da apparire come veri e propri zombie.

Condivisione sui principali social, invito a votare gli scatti migliori e l’obiettivo è stato così facilmente raggiunto: in soli 3 mesi sono state pubblicate 11 milioni di foto.

walking dead contest

Nella maggior parte dei casi i selfies riescano a strapparci un sorriso, ma purtroppo, come spesso accade, si superano rapidamente i limiti e troppe volte siamo arrivati all’eccesso.

Un eccesso imbarazzante che ci spinge a fare più di una riflessione.

Pochi mesi fa, infatti, avevano fatto il giro del web alcune foto raccolte su Tumblr sotto i nomi di “Selfies at serious places” e l’inquietante “Selfies at funerals”.

Si trattava di autoscatti realizzati in situazioni e luoghi improbabili, dove la voglia di protagonismo aveva letteralmente accecato alcuni adolescenti: sorrisi durante il funerale di un parente, di fronte al Memoriale dell’Olocausto o al reattore di Chernobyl, autoscatti su una barella in ospedale, davanti a una casa in fiamme o a una macchina coinvolta in un incidente.

Vedere per credere.

Per non parlare di un’altra triste evoluzione del selfie, ovvero il sexting, lo scambio di autoscatti a sfondo sessuale tra adolescenti, attraverso il cellulare o il computer.

E’ bene ricordare, quindi, cosa viene indicato dai linguisti sull’Oxford Dictionary per descrivere l’uso del termine:

occasional selfies are acceptable, but posting a new picture of yourself every day isn’t necessary

autoscatti occasionali sono accettabili, ma pubblicare una nuova foto di sè ogni giorno non è necessario.

Con la speranza che gli adolescenti del 2013 possano sempre ricordare questo ammonimento, voglio concludere mostrandovi un esempio positivo di selfie: personaggi famosi che posano davanti al loro obiettivo per sostenere i cittadini della Terra dei Fuochi.

Perché metterci la faccia, se fatto nel modo giusto, può realmente dire più di mille parole.

 

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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