#SecondScreen delle mie brame…

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…chi è il più twittato del reame?

Nel mondo 2.0 e della multimedialità dilagante, il fenomeno second screen la fa sempre più da padrone.
Cos’è il second screen?
Molti già lo sanno e ne scrivono da tempo, mentre altri probabilmente sono grandi attivi in questo campo senza nemmeno saperlo: è la tendenza a non accontentarsi più di un’esperienza da vivere attraverso un solo schermo, ma ad ampliarla, integrandola con altri devices di nostra conoscenza.
E’ l’integrazione, quindi, tra un medium tradizionale, come la tv e i mezzi più tecnologici, come I-pad e smartphone di ultima generazione.

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L’obiettivo?
E’ sempre lo stesso: condividere, condividere, condividere.
Questa è la parola d’ordine del nuovo millennio e il second screen ci aiuta a renderla realtà.
Quanti di noi hanno condiviso le proprie opinioni durante una trasmissione televisiva, durante un grande evento mondiale, una partita e molto altro ancora?
I social network (in particolare Twitter) sono diventati i nuovi strumenti di monitoraggio dell’ascolto e ciò ha più volte sollevato una riflessione: ma sono ancora attendibili quegli apparecchi Auditel dislocati nelle case di qualche famiglia italiana e che non tengono in considerazione il buzz generato sui social?
La mia risposta, ovviamente, è no.
Non sono più attendibili (e forse non lo sono mai stati), perchè nel 2013 targato 2.0 niente è più reale del virtuale.
Questa frase non è un paradosso: da anni trasferiamo gran parte delle nostre abitudini e attività quotidiane sul web.
E tra queste anche quel chiacchiericcio di sottofondo che si crea chiamando qualche amico a casa per vedersi la nuova puntata di una serie tv o di un programma che ci piace.
Basterebbe ricordare qual era la missione principale di quella neonata scatola parlante, decenni e decenni fa, per capire che è rimasta sempre la stessa: la missione era ed è ancora “portare il mondo nella propria casa.
Nei primi anni dalla sua nascita, la televisione offriva realmente un’esperienza collettiva da vivere: poche famiglie potevano permettersi tale innovazione e così le persone si riunivano nelle case dei fortunati amici o più spesso nei bar, per guardarsi l’unico canale allora esistente.
La televisione era quindi una concreta, fisica esperienza di socialità.
Da allora i canali sono aumentati, così come le televisioni in nostro possesso, ma qualcos’altro è cambiato negli anni…
E’ accaduto quello sganciamento spazio-temporale di cui parla il sociologo Giddens: essere lontani nello spazio non significa più esserlo temporalmente.
Questo concetto trova la sua massima espressione nell’approdo che fecero i new media sulle nostre vite, travolgendole e stravolgendole: si sono integrati con le nostre attività quotidiane, diventando progressivamente sempre più protagonisti.
E qui arriviamo al second screen: quell’esperienza di socialità che la televisione permetteva nei suoi primi anni, esiste ancora.
Certo, non mi riferisco più a persone riunite in un salotto o nel bar del paese, ma a milioni di personalità, di opinioni, di critiche, di suggerimenti, di battute ironiche e di riflessioni più serie.
Una socialità allargata, che privilegia l’immediatezza e il confronto in tempo reale senza filtri.
Una socialità che non ci fa più sentire spettatori passivi, ma che ci rende creatori del successo o dell’insuccesso di un programma, “semplicemente” condividendo i nostri pensieri in tempo reale.
Ecco qualche dato dei primi mesi di questo nuovo anno, che si preannuncia particolarmente vitale per l’evoluzione del second screen in Italia.
Il Festival di Sanremo è da sempre l’evento nazionalpopolare più chiacchierato e visto in Italia, ma se prima quei commenti al vetriolo come “Ma come era vestita quella là” o “Che canzoni brutte ci sono!” trovavano sfogo solo per strada, quest’anno hanno potuto godere di una cassa di risonanza eccezionale: il livetweeting.
625.553 tweets pubblicati nel corso delle serate, utilizzando gli hashtags direttamente correlati al Festival.
Trasmissione più recente è The Voice, che sta riscuotendo grande successo sia in termini di ascolti che di reazioni social (anzi, non escluderei che il divertimento procurato dal livetweeting sia uno dei motivi del suo successo in termini Auditel): nella settimana dal 15 al 21 Marzo è stata la trasmissione più twittata, con circa il 50% dei tweets totali sui programmi monitorati.
E come non ricordare i talk show politici che, in un periodo così caotico per il nostro Paese, hanno spesso dato luogo a vere campagne armate di #: in particolare non posso non citare uno degli eventi televisivi/politici più twittati di questi primi mesi del 2013, ovvero l’ospitata di Berlusconi da Santoro, che ha registrato migliaia di tweets in poche ore facendo scalare più di un hashtag collegato all’evento nei Trend Topics italiani.
Gran parte delle trasmissioni, ormai, sta cavalcando l’onda social e non può fare a meno di coinvolgere lo spettatore a partecipare in diretta, attraverso hashtags ufficiali richiamati in sovraimpressione.
Una case history made in Italy, anche se datata 2012, è stata “L’Isola dei Famosi”: perchè sto riesumando una trasmissione ormai seppellita da uno strato di polvere e spesso bistrattata?
Perchè, a mio parere, è stato uno dei primi riusciti esempi di second screen in Italia, dove era stato centrato l’obiettivo: coinvolgere gli spettatori, facendoli sentire protagonisti con i loro tweets trasmessi in diretta, divertendo e modernizzando un genere televisivo ormai antiquato.
E all’estero?
Ovviamente gli Stati Uniti sono sempre avanti rispetto a noi: in occasione del Superbowl sono stati registrati quasi 48 milioni di commenti sui social networks (sui 108 milioni di telespettari totali), con un aumento del 180,58% rispetto al 2012.
E non è ancora finita.
Chuck Parker, nel rapporto presentato durante il Second Screen Summit, ha mostrato le enormi potenzialità del mercato del secondo schermo: dall’attuale giro di affari di 490 milioni di dollari, presume si giungerà entro il 2017 ai quasi 6 miliardi di dollari.
Cifre da capogiro.
Quali sono i motivi di tanto successo?
Sono quei bisogni che hanno determinato il nostro legame sempre più stretto con i social: il bisogno di non sentirsi mai soli, di sentirsi attivi e non semplicemente un puntino statico nella massa passiva, di condividere ciò che pensiamo e siamo.

E quindi sì, possiamo dire che la missione di quella neonata scatola parlante è stata raggiunta: portare il mondo nella propria casa.
Anche se con l’aiuto di un secondo schermo.

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

6 Comments

  1. Grazie mille Iso!! 🙂 Eh sì, ogni tanto la sociologia fa capolino…vedrai che prossimamente arriverà anche Bauman! ;-)Un bacio e grazie per aver letto il post!

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