I tempi di cottura di un post: ragù o pomodoro?

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Pin It Share 0 LinkedIn 0 Buffer 0 0 Flares ×

La vita di un blogger è sempre costellata di domande e perplessità, ma ce n’è una che ha accompagnato tutti nei loro inizi: quanti post devo pubblicare a settimana? 

Mi sono più volte fatta questa domanda, cercando conferme o smentite alle mie idee nei miei blog di riferimento, ma ecco che negli ultimi giorni il dilemma ha ripreso a bussare alla mia mente: sarà stato l’effetto dell’influenza che mi ha colpito, ma riflettendoci ho improvvisamente iniziato a vedere pentole fumanti, verdure e soffritti.

Ve l’ho detto, probabilmente è stato l’effetto dell’influenza, ma vi mostrerò come il rapporto tra blogging e fornelli non viva solo nel mondo dei food bloggers: potremmo scoprire, infatti, che un ragù e un sugo di pomodoro nascondono le soluzioni alla nostra grande domanda…

♦ Un post al giorno toglie l’insuccesso di torno?

Diciamolo subito.

Se vogliamo farci conoscere e fidelizzare più velocemente i lettori, facilitare il nostro posizionamento sui motori e rendere il blog professionale, la soluzione è pubblicare spesso (e preferibilmente una volta al giorno): così facendo diventeremo un vero punto di riferimento quotidiano e sicuro per i nostri lettori, obiettivo più difficile da raggiungere se si pubblica sporadicamente.

Non è sempre facile mantenere una certa costanza, ma per rendere tutto più semplice, può essere utile buttare giù un piano editoriale e porci delle scadenze da rispettare in grado di guidarci, ma…attenzione.

Se nel pubblicare ogni giorno ci rendiamo conto che i nostri contenuti non ci soddisfano e non coinvolgono più i lettori, dobbiamo subito rallentare e scalare le marce: dalla quinta scendiamo alla prima, da cinque post scendiamo a uno o due a settimana.

Il cuore del nostro blog riprenderà a battere.

alive

La frequenza di pubblicazione, comunque, dipende da moltissimi fattori, come gli obiettivi che ci siamo posti con il nostro blog, il target, il tempo a disposizione e la tipologia di post che vogliamo pubblicare: la loro lunghezza, per esempio, incide moltissimo sulla frequenza, ma per capire come muoverci…entriamo in cucina!

Ragù o pomodoro?

Un lungo post può essere paragonato ad un ragù che, per essere corposo e saporito, richiede grande attenzione e molte ore di cottura.

La cura deve stare in ogni dettaglio: gli ingredienti devono essere di buona qualità, le dosi giuste e la cottura lenta, a fuoco basso.

Cosa significa per un blogger? Significa che le fonti devono essere buone e fidate, che dobbiamo ben dosare ogni parte e che la scrittura deve essere scrupolosa e attenta. Mai pesante.

Se decidiamo di scrivere articoli molto elaborati, è inevitabile che la loro cottura richieda molto tempo e che mandi all’aria, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, l’ipotesi di pubblicare ogni giorno…facciamo male?

Beh, se il nostro ragù emana ogni volta un profumo di casa invitante e al palato è gustoso e ricco di buoni sapori, perché dovrebbe essere una cattiva idea?

Nel menu che diamo al nostro lettore, però, non possono mancare piatti più freschi e veloci da preparare: un post breve è proprio come un sugo di pomodoro che richiede meno tempo, ma ingredienti freschissimi e grande attenzione.

Dietro le cose più semplici, infatti, si nascondono tanto lavoro e abilità e il risultato non è certamente meno gustoso: è buono per ogni stagione, facile da “digerire” e lascia un sapore fresco in bocca che vorremmo presto riassaporare.

E quindi…cos’è meglio “cucinare”?

Tutto dipende da cosa vogliamo offrire, da quanto tempo abbiamo, da quanta fame si pensa che possano avere i nostri invitati e ovviamente da quali ingredienti abbiamo in dispensa e in frigorifero.

Una ricerca di Medium ha rivelato la lunghezza ideale di un post: 1600 battute per un tempo di lettura di 7 minuti.

Sì vabbè, mica vorremmo tenere il conto di parole e secondi che passano?

La stessa conclusione di Medium, infatti, è molto chiara: “Non bisogna sentirsi vincolati da brevi tempi di attenzione presunti. Se ci si concentra nello sforzo, così sarà per il nostro pubblico: si tratterebbe di pura matematica“.

E noi non lo vogliamo, giusto?

pallottoliere picjumbo

Molto spesso “corto è meglio”: le fonti di informazione sono tantissime, il tempo per leggere è sempre meno e la capacità di essere esaustivi in meno di 1000 battute è assai apprezzata (soprattutto se si pensa alla frequenza con cui si accede ai contenuti da mobile).

Questo, però, non vale proprio in tutte le situazioni: innanzitutto il dono della sintesi non è stato (ahimè) distribuito equamente a tutti e non sempre scrivere meno è sinonimo di maggior efficacia.

Mentre prepariamo il nostro sugo di pomodoro, quindi, ricordiamoci di insaporirlo al punto giusto, di dosare bene il sale e di mettere una punta di zucchero per addolcirne il sapore: una salsa insipida, senza personalità e cuore, non piacerebbe a nessuno, vero?

Come se la cava, invece, il nostro ragù di parole?

Se ben “cucinato”, può lasciare splendidi ricordi nel lettore e rispetto a quello breve, risulta avvantaggiato in termini di posizionamento: secondo varie ricerche (come questa di serpIQ del 2012) Google tende a preferire pagine che contengono oltre 2000 battute, senza dimenticarci che scrivendo di più, possiamo aumentare il numero di keywords e sfruttare la cosiddetta “coda lunga” (spiegata in quest’articolo da Alessandro Scuratti).

L’insidia, però, sta dietro l’angolo: la lunghezza può incidere sulla leggibilità ed è quindi fondamentale dosare gli ingredienti per rendere la nostra scrittura scorrevole…si sa che quando si abbonda con olio e soffritto, il sugo diventa difficile da digerire!

 

Ogni volta che affrontiamo un argomento, dobbiamo capire quante parole servano davvero per parlarne in modo comprensibile ed esaustivo, senza annoiare e senza quella fretta che, si sa, può essere una cattivissima consigliera.

Le parole d’ordine sono sempre qualità passione.

Sia che si tratti di pomodoro che di ragù, sia che cuciniamo 500 o 2000 battute, se il contenuto è utile, chiaro, scorrevole e ricco di personalitài nostri lettori non staranno a contare il numero di parole o minuti che passano.

Il nostro piatto deve inoltre trasmettere qualcosa di speciale e questo è possibile solo se lo cuciniamo davvero con il cuore e il sorriso: la differenza si sentirà fin dal primo assaggio.

La cosa più importante è saper quindi fidelizzare i propri lettori e abituarli al nostro ritmo di pubblicazione, farli sentire i benvenuti ogni volta che iniziano a diffondersi i profumi di un nostro nuovo piatto…e vedrete che loro saranno proprio lì, dietro la porta di cucina, con il bavaglio al collo e la forchetta in mano, pronti a gustarlo insieme a noi.

In fondo non solo il cibo, ma anche un buon blog può essere nutrimento dell’anima.

E voi come la pensate? Qual è il menu che preferite offrire ai vostri invitati?                         

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

15 Comments

  1. Ciao Alessandra, mi sento di intervenire sul tuo post con un commento per dirti la mia in merito all’argomento. Credo che non si possano dare delle regole ma solo delle linee guida che poi uno adatta a se, ogni blog infatti e’ come un abito in cui la stoffa va cucita e adattata su misura alla modella (o modello, per par condicio) che lo indossa. La mia personale regola aurea, non solo sul blog (anche nella dieta) e’ la giusta via di mezzo. Nel mio caso ad esempio non pubblico tutti i giorni ma 3 giorni a settimana, preferisco infatti curare i contenuti e la loro promozione sui social, nonostante questo il traffico e’ in ascesa costante e gli articoli si posizionano nelle prime pagine dei motori di ricerca. Penso quindi che la formula piu’ giusta sia quella di porre attenzione e cura alla qualita’ piu’ che alla quantita’.

    • Ciao Rebecca,
      sono assolutamente d’accordo e per questo nel post ho voluto sottolineare l’importanza della qualità sopra tutto…sopra dimensioni, frequenza, regole e SEO. 😉
      Anch’io amo prendere quella stoffa e cucirla su me stessa, tanto che ho deciso di scrivere una/due volte a settimana sul mio blog (almeno per adesso), ma ti confesso che mi sono comunque chiesta se facessi bene…e da qui la decisione di mettermi a cucinare questo post.;-)
      Come ho scritto, la cosa più importante è mettere cura, passione e sorrisi in ogni dettaglio e così cucinare (e mangiare insieme) sarà più bello, no?

      Grazie Rebecca per il tuo contributo! 😉

  2. Ciao, aspettavo questo articolo e finalmente è arrivato !!! 😀

    Per quanto riguarda la pubblicazione ho una mia teoria, quando sei nuovo della blogosfera devi avere dei ritmi di pubblicazione sostenuti (non trascurando la qualità), una volta che il tuo blog “si fa il nome” puoi permetterti anche di allentare la presa (ma non troppo) per la pubblicazione. Poi certo dipende come vuoi impostare il tuo blog, se vuoi essere un punto di riferimento costante allora devi pubblicare tutti i giorni.

    Invece per quanto riguarda il menù credo avere un menù misto (piatti impegnati e piatti veloci) forse è meglio per soddisfare i gusti di tutti i nostri followers.

    • …e io spero non sia rimasto deluso! 😉

      E’ verissimo quello che hai scritto: anch’io, appena entrata nella “blogosfera” pubblicavo spesso, soprattutto post brevi, ma piano piano sono stata costretta ad allentare un po’ la presa e ho così cambiato il mio l’approccio…

      Adesso tendo a cucinare soprattutto ragù (augurandomi non siano mai indigesti!), ma alternandolo a qualche spaghetto veloce…come ha scritto anche Rebecca, il blog è come una stoffa che va adattata alle proprie misure, ma senza dimenticare che dall’altra parte ci sono persone che devono innamorarsi di quello che vedono mentre sfiliamo con il nostro abito! 😉

      Grazie mille per il tuo commento! 😉

  3. Ho iniziato per divertimento e non pubblicavo tanto spesso. Quando ho compreso la reale utilità del blog e le potenzialità che curarne uno porta con sé, ho iniziato ad averne maggiore cura. Allo stato attuale delle cose non riesco a pubblicare tutti i giorni, anche perché in fondo non pubblico altro che commenti alle mie letture, sul cinema, sui viaggi. Per adesso pubblico dalle 2 alle 4 volte a settimana, cercando di diversificare. Procedo a piccoli passi, per obiettivi. La mia intenzione è quella di sviluppare un “progetto” che riguardi il rapporto tra web, marketing e filosofia della complessità. Questo deve essere il piatto forte del menù, che preferisco sia vario, almeno per ora!

    • Ciao e benvenuta! 🙂

      E’ vero, inizialmente non si ha mai piena consapevolezza: in fondo, anche quando ci siamo messi al volante di un’auto per la prima volta, ci siamo sentiti disorientati, non sapevamo come comportarci, ma piano piano iniziamo a capirne la potenza (anche se di imparare non smettiamo mai! 😉 )

      A me è successo il contrario rispetto a te: agli inizi scrivevo più spesso, poi ho dovuto cambiare ritmo e scalare le marce.
      L’importante, però, è quello che hai sottolineato anche tu: procedere per obiettivi, conoscere la propria direzione, avere chiaro in mente il proprio progetto…e metterci sempre tanta passione, la benzina della nostra macchina di parole! 😉

      Ho visto il tuo blog ed è davvero interessante…ti seguirò con piacere!

  4. Ciao Alessandra,
    articolo perfettamente condivisibile a mio giudizio (e succulenta la metafora con il ragù ^_^).
    Effettivamente scrivere contenuti brevi oppure lunghi ha i suoi pregi così come i suoi svantaggi,
    sicuramente testi lunghi danno l’impressione di una maggiore conoscenza dell’argomento, ma c’è il rischio di finire a parlare un po’ di tutto pur di allungare il brodo se viene presa come una regola ferrea.

    Quando devo scrivere un articolo, in genere mi scelgo un argomento non troppo sfruttato (in modo che un lettore almeno in teoria abbia l’interesse a leggerlo dall’inizio alla fine) dopodiché lo riempo con tutte le informazioni necessarie a dimostrare/smentire una tesi oppure a illustrare qualcosa (case history, fonti di approfondimento, immagini esplicative ecc).
    Infine lo rileggo per stabilire se la lunghezza è pertinente a quanto intendevo spiegare, dopodiché passo a sforbiciare il superfluo oppure a espandere i periodi ristretti.
    Comunque, ogni pubblico ha piatti differenti che soddisfano il suo palato ^_^

    Ciao!

    • Ciao Ilario, benvenuto! 🙂

      Hai spiegato perfettamente come scrivere un buon post: essere originali, utili, usare dati/immagini come supporto, rileggere (io sempre ad alta voce, tu?), allungare e tagliare.

      Tanti piccoli step, che seguo anch’io per ogni articolo e che se fatti con tanta cura e “amore” verso ciò di cui parliamo (e verso i nostri lettori), può davvero soddisfare i palati di tante persone…

      Grazie mille per il tuo commento, Ilario…a presto! 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *