“Cronorifugio” di Gospodinov: un rifugio antiaereo del passato contro la crisi del presente

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Cosa accadrebbe se avessimo la possibilità di rinunciare al presente e rintanarci in un tempo sicuro e protetto, in un “cronorifugio” che ci deresponsabilizza e solo in apparenza ci restituisce una felicità dimenticata?

Da questo quesito prende vita Cronorifugio di Georgi Gospodinov, edito Voland, tradotto da Giuseppe Dell’Agata e vincitore del Premio Strega Europeo nel 2021.

In realtà molti altri quesiti si insinueranno nella vostra testa durante la lettura: cos’è la felicità? La possiamo davvero “scegliere? E cosa è il passato? Siamo così certi di averne il pieno controllo, di essere padroni del nostro tempo e dei nostri ricordi?

Potrebbe girarvi la testa dalla quantità di interrogativi, ma credo sia esattamente ciò che intende fare il romanzo di Gospodinov: porci delle domande sulla nostra condizione ideale di esistenza, sui tempi di oggi, sullo stato di salute dell’uomo contemporaneo. E quella da lui disegnata è la crisi di un’umanità che di fronte alla precarietà del proprio futuro, potrebbe persino preferire di vivere in un passato cristallizzato e conosciuto rispetto a un futuro che ribolle nella sua incertezza. Un usato sicuro rispetto a una novità incognita. E non importa se è stato usato da altri.

Il protagonista è lo scrittore G.G. che aiuta un tale Gaustìn (alter ego di Gospodinov, come sa bene chi ha letto anche altri suoi lavori) nel realizzare il suo grande progetto: la clinica del passato, una struttura psichiatrica unica al mondo dove ad ogni piano corrisponde un decennio del Novecento, e volta ad accogliere chi ha perduto la memoria del proprio passato. Gaustìn, infatti, si era reso conto dai suoi studi che questi pazienti si sentivano stimolati a raccontare e a raccontarsi, se portati in stanze che rievocavano il loro passato. Una terapia innovativa, un grandioso progetto nato con le migliori intenzioni e che, come spesso accade, presto prenderà una deriva incontrollabile, piegato sia dalle ambizioni di Gaustìn, sia dalla disperazione dell’umanità.

Si profila un tempo in cui sempre più persone vorranno nascondersi nella loro grotta e tornare indietro. Dobbiamo essere pronti con rifugi antiaerei del passato. Chiamali pure, se vuoi, cronorifugi.

Queste le parole di Gaustìn. In fondo, il diritto al passato non deve essere esclusivo di qualcuno, ma riservato a tutti coloro che desiderano «creare uno spazio in sincronia con il tempo interiore».

Ed è così che dal proliferare di cliniche del passato, si passerà rapidamente ai referendum indetti nei vari Paesi europei per decidere in quale decennio dello scorso secolo tornare ad abitare. Superfluo dire che gli esiti vedranno prevalere i decenni della leggerezza e non dell’impegno; ogni Paese decreterà il proprio, ma in tutti l’uomo sceglie la felicità, senza ricordarsi che spesso si guarda alla goccia e non all’intero mare: davvero si può risolvere tutto abbarbicandoci al passato e volgendo la testa all’indietro, contrariamente a quanto viene insegnato dai miti? Oppure un futuro di seconda mano è sempre meglio del vuoto del futuro?

L’autore scrive:

Il passato non è solo quello che ti è capitato, a volte è quello che ti sei solo inventato

E noi abbiamo bisogno di sicurezza, di storie, di un rifugio per la nostra anima fragile.

Cos’è quindi Cronorifugio?

Nell’ultimo capitolo tutto si schiarirà, rivelando del testo una delle più interessanti chiavi di lettura. Dal mio punto di vista il testo rappresenta la strenua lotta di sopravvivenza a se stessi, ai mostri di oggi rappresentati dal tempo, dalla vecchiaia e non più da quelli raccontati nei miti e contro i quali si ingaggiava una lotta epica. La lotta è oggi priva di epos, ma si è trasformata in una tenace ricerca di se stessi, che attraverso strade conosciute e ignote, si dirige verso la propria patria a piccoli passi, andando avanti per la propria strada o tornando sulle impronte lasciate sul terreno.

Un testo da leggere e da rileggere. Un nuovo classico della letteratura mondiale.


Chi è Georgi Gospodinov

Dal sito della casa editrice Voland:

Nato a Jambol nel 1968, è poeta innovativo e raffinato, prosatore e studioso di letteratura, oggi considerato lo scrittore più talentuoso della Bulgaria.

Con il suo esordio narrativo, Romanzo naturale (Voland 2007), accolto come una vera rivelazione, ha immediatamente incontrato il favore di critica e pubblico che ne hanno decretato lo straordinario successo, e ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. È tradotto in diciannove lingue.
Di Gospodinov Voland ha pubblicato la raccolta di racconti …e altre storie (2008) e il romanzo Fisica della malinconia (2013), con il quale nel 2014 è stato finalista del Premio Von Rezzori e del Premio Strega Europeo.
Quella italiana è la prima traduzione mondiale del romanzo Cronorifugio, con il quale l’autore si è aggiudicato per la seconda volta il prestigioso Premio letterario nazionale per il romanzo bulgaro dell’anno.
Di lui è stato detto: «Definito il Milan Kundera della Bulgaria per i suoi viaggi nel mondo interiore, potrebbe essere accostato anche a Friedrich Dürrenmat per la sua riscrittura del mito del Minotauro, ma a ben vedere Georgi Gospodinov è uno scrittore unico».

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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