Festival di Sanremo e libri: binomio sdoganato?

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Fermi tutti.

Siamo nella settimana che storicamente divide l’Italia nelle sue due fazioni. Una dicotomia che manco in campagna elettorale (e a confrontare le affluenze alle urne e gli indici di ascolto, si intuisce il perché): chi ama il Festival di Sanremo e chi lo evita. O prova a farlo.

Da una parte, c’è chi pregustava da un anno questa settimana, le serate sul divano con un occhio giudicante puntato sullo schermo e uno iperattivo sul cellulare per seguire post, tweet e il sorgere istantaneo di nuovi meme.

Dall’altra parte, c’è chi tenta in ogni modo di ignorarlo, per prese di posizione stoicamente portate avanti da tempo, resistenti a ogni forma di pressione e influenza.

Quel che è certo è che con il trascorrere degli anni, edizione dopo edizione, la vita nella settimana sanremese si sta facendo sempre più dura per la seconda categoria.

Cos’è cambiato?

Complici i social, i massicci commenti live, i meme e il recente Fantasanremo, il festival si è definitivamente tolto polvere e ragnatele dal suo abito firmatissimo, ma vetusto e dal pungente odore di naftalina. E le strizzatine d’occhio alla platea più giovane non si sono fermate qui, perché sono andate a ridisegnare la scelta stessa degli artisti in gara, con nomi da noi millennials o boomers mai sentiti prima.

La domanda sorge ora spontanea: cosa c’entra tutto questo con i libri?

C’entra. Eccome se c’entra.

Perché se ci pensiamo bene, andando a osservare gli ultimi dati relativi al mercato del libro, anche in campo editoriale i giovani stanno facendo la differenza. Nuovamente grazie ai social, con booktokers e bookinfluencer, la Gen Z sta (ri)scoprendo il piacere della lettura, e non solo di romanzetti e bestseller di dubbia qualità (che comunque, ahimè, imperano), ma anche di buona narrativa e grandi classici.

Per andare, quindi, incontro a questo pubblico sempre più curioso e interessato, le case editrici hanno dovuto compiere un’operazione simile a quella di Sanremo: svecchiarsi, per andar loro incontro senza suscitare soggezione o resistenza, ma generando simpatia e coinvolgimento.

Un’operazione che richiede una grande conoscenza dei giovani, dei mezzi e dei linguaggi da loro usati, oltre che dei loro argomenti di interesse.

E di cosa parlano questa settimana i giovani (e non solo)? Ovviamente del Festival.

Non sorprende, quindi, come case editrici e librerie abbiano voluto cavalcare l’onda sanremese con post originali e dalla sicura viralità, ma anche con altri tipi di contenuti e iniziative.

Ecco le realtà che mi hanno colpita di più.

Il Saggiatore

Il primo esempio viene dritto da Il Saggiatore, casa editrice da me molto amata per i suoi titoli, ma anche per la sua comunicazione social freschissima, curata nei dettagli e differenziata per ogni canale.

Per avere un’idea, basta sbirciare nel loro account Tik Tok in cui il lavoro finora svolto è stato totalmente in linea con le tendenze più apprezzate e i linguaggi più usati su questo social.

Un esempio su tutti:

(che poi, io Donne e uomini ce l’ho davvero, eh 🙂 )

Cosa stanno facendo durante la settimana festivaliera?

Prima della serata di esordio, hanno voluto giocare con le copertine di alcuni loro libri, scegliendo quelle più giuste per raccontare i titoli delle canzoni in gara. Un’idea carinissima, realizzata insieme a un altro account molto noto su Instagram: @scopertine.

Un modo creativo, simpatico e intelligente per conquistare il pubblico e al contempo far conoscere i titoli originari di alcuni loro libri in catalogo.

Libraccio

Da una casa editrice a una catena di librerie, Libraccio, anch’essa non nuova a contenuti accattivanti basati su trend, challenges e ironia.

Vi ricordate, ad esempio, cosa fecero per Natale?

Non potevano essere da meno per la settimana festivaliera: anche loro hanno voluto giocare con le copertine di alcuni libri, ma non abbinandole ai titoli delle canzoni in gara come Il Saggiatore, bensì ai look che si sono succeduti sul palco.

Ed ecco il risultato, guidato dalla caption: “Abbiamo un difetto: vediamo libri ovunque”.

Il post ha funzionato secondo voi?

Be’, stando al momento in cui scrivo (8 febbraio, ore 16.00) il post ha già ottenuto oltre 2.300 likes e più di 70 commenti. Basta scorrere i risultati ottenuti dai precedenti post per dire che ok, la mossa è giusta.

Mondadori

Restiamo in libreria, perché l’account Instagram degli store Mondadori vola alto non con post creativi e meme, ma servendosi direttamente di ciò che è diventato ormai irrinunciabile durante la settimana festivaliera: il Fantasanremo.

Ebbene sì: giorni fa Mondadori Store aveva annunciato la creazione della propria lega, invitando tutti a partecipare.

Le serate del Festival, quindi, non possono che diventare un’occasione per interagire maggiormente con il pubblico, aggiornando sui punteggi, lanciando sondaggi…

… e ovviamente ironizzando su momenti diventati già epici.

Tlon

Lasciamo le librerie e torniamo alle case editrici. O meglio, a una realtà editoriale articolata e impegnata su più fronti: Tlon. Come dichiarato sul loro sito, infatti, Tlon è un progetto di divulgazione culturale che si va a ramificare in casa editrice, scuola di filosofia, libreria e agenzia eventi.

L’account Instagram è molto seguito grazie all’altissima qualità dei suoi contenuti, nei quali Maura Gancitano e Andrea Colamedici affrontano varie tematiche, perlopiù connesse all’attualità, anche ricorrendo alla filosofia, alla letteratura, all’economia, alla sociologia o altre discipline. L’obiettivo è osservare ogni aspetto del reale per sensibilizzare e dare origine a riflessioni più profonde e inedite.

Una strategia comunicativa perfettamente coerente con il loro progetto editoriale, ed è proprio in nome di questa coerenza che Maura di Tlon ha oggi parlato di Sanremo.

Non ve lo sareste aspettato? Invece è giusto che sia così, perché Sanremo non è una semplice manifestazione nazional-popolare, ma un osservatorio su alcune tematiche che diventano roventi per pochi giorni e chiedono, pertanto, chiarezza. Ed è così che oggi hanno parlato di femminismo – tema a loro ben caro e su cui fanno un costante lavoro di consapevolezza e sensibilizzazione – ricollegandosi alle critiche avanzate da molti contro Chiara Ferragni. Lo fanno mostrandoci il loro punto di vista, il loro pensiero, con il loro linguaggio.

Perfetto.

Fastbook

Per chi non lo sapesse, Fastbook è il più grande grossista nazionale di libri, quindi ha un ruolo di primaria importanza nella filiera editoriale.

I loro clienti sono le librerie, ma sui social si vede chiaramente come i contenuti siano pensati non solo per loro, ma anche per tutti i lettori curiosi di conoscere libri, classifiche, eventi, editori e librerie. In un modo leggero e colorato.

Anche loro sono stati contagiati dalla febbre sanremese e hanno deciso di associare un libro ad ogni canzone in gara. Bravi.

Salone del libro di Torino

Chiudo questa carrellata con quella che viene considerata unanimemente come la più grande festa italiana per chi ama i libri: il Salone Internazionale del Libro di Torino.

E questo carattere di “festa” si mantiene anche nella loro comunicazione social, grazie ai loro contenuti utili e presentati in modo leggero, vivace, frizzante. A questi si aggiungono quelli più ironici e dall’altissimo potenziale virale.

Un esempio su tutti la rubrica “Le domande a cui non vorresti proprio per niente assolutamente”:

Cosa stanno combinando in questi giorni?

Stanno rispettando la regola numero uno da osservare in simili occasioni: cavalcare l’epicità e i meme.


Tralasciando il caso di Tlon, abbiamo visto scorrere meme, video, post ironici sui libri. E siamo solo al secondo giorno di Festival.

So che si potrebbe già aprire un dibattito su quanto possano essere giuste simili strategie comunicative. E magari affronterò il tema più dettagliatamente in un altro post, ma è un potenziale dibattito che mi ricorda qualcosa: quello nato dopo lo sbarco delle Gallerie degli Uffizi su Tik Tok.

“Orrore, fate fare i balletti alla Venere del Botticelli” tuonò chi storse il naso di fronte ai post da loro pubblicati.

E la loro risposta fu giustissima: il target di quei contenuti è un pubblico che prima non sarebbe mai andato agli Uffizi, ma che ora è incuriosito e disposto a pagare il biglietto.

Ecco, con i libri è la medesima cosa. Quando una casa editrice o un’altra realtà del settore riesce a conquistare anche un solo lettore in più, non c’è spazio per il dibattito. Ma solo per darsi una pacca sulla spalla e gioirne.

E voi, cosa ne pensate?

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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