Qual è lo stato di salute dell’editoria italiana? Il check-up del 2022 a cura dell’AIE

editoria italiana
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Si fa presto a dire “L’Italia è un Paese di non lettori” o “Nessuno compra più libri cartacei”, ma siamo veramente sicuri che sia così o è solo un’errata percezione dettata da qualche pregiudizio o verità legata al passato?

La risposta ce la può dare il lavoro di ricognizione svolto dall’AIE, l’Associazione Italiana Editori. Ogni anno viene presentato ad ottobre il loro interessante Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia che comprende i dati dell’anno precedente e dei primi sei mesi di quello in corso. Una lente di ingrandimento sul nostro Paese, sullo stato di salute del mercato del libro, dei nostri comportamenti d’acquisto come lettori.

Ma oltre al Rapporto di ottobre, l’osservatorio dell’AIE si rivela preziosissimo tutto l’anno per tenere traccia di eventuali cambiamenti e flessioni. Pochi giorni fa, infatti, alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, sono stati presentati i dati del 2022 relativi all’editoria di varia, ottenuti dall’indagine realizzata in collaborazione con Nielsen BookScan.

Alt, piccola precisazione. Cosa si intende per editoria di varia?

Per dirla semplice è tutto ciò che non rientra nell’editoria scolastica, quindi fiction, non fiction ed editoria per bambini/ragazzi.

Precisato questo, andiamo a vedere cosa è emerso e cosa possiamo trarre da ogni punto.

Quanti libri abbiamo comprato?

L’editoria di varia ha incassato 1,671 miliardi di euro nel corso del 2022, registrando un calo del 2,3% rispetto al 2021.

E quante copie sono state vendute? Ben 112,6 milioni, in calo del 2,4% rispetto al 2021.

Sta andando maluccio, direte voi. E invece no.

Il calo è veramente lieve, mentre ciò che ci deve interessare è l’altro dato: il deciso segno + rispetto al 2019. Nel 2022, infatti, abbiamo comprato 13 milioni di libri in più rispetto a tre anni fa, e questi non sono proprio bruscolini.

Ciò dimostra ancora più chiaramente come la pandemia abbia tracciato una linea netta di demarcazione tra ciò che eravamo e ciò che siamo oggi, anche come lettori. E la stessa AIE, nei suoi ultimi rapporti, mette in evidenza proprio i mutamenti profondi avvenuti in questi anni dando un’interpretazione nuova ai dati che vengono rilevati.

Morale della favola? La pandemia ci ha tolto moltissimo, ma ci ha restituito la voglia di leggere, sempre di più.

Ma veramente acquistiamo più online?

Spoiler. NO.

E sento l’esigenza del maiuscolo urlato dopo aver trovato l’ennesimo post lasciato da qualche lettore/lettrice su un gruppo Facebook: “Ormai l’80% dei pochi lettori compra online. Io sono una mosca bianca”.

Be’, le cose non stanno esattamente così.

Sebbene non ci sia ancora da cantare vittoria, una certezza c’è: gli italiani preferiscono le librerie.

Nel 2022 il peso sul mercato delle librerie fisiche è stato del 53,2%, mentre l’online si è fermato al 42,2%.

In sintesi, le librerie fisiche crescono rispetto al 2021 e in generale stanno recuperando terreno dal 2020 (che, per ovvie ragioni, aveva visto l’esplosione di quelle online), ma sembrano ancora lontane dalla posizione di netto predominio che avevano tre anni fa.

Tradotto in numero di lettori?

Se si recupera il Rapporto annuale 2022 presentato ad ottobre, possiamo vedere che nel 2021 il 73% dei lettori aveva dichiarato che i titoli letti nell’ultimo anno erano stati comprati in librerie fisiche, mentre il 43% aveva dichiarato di averli acquistati online.

Morale della favola? Continuiamo a sostenere le nostre librerie, ma facciamolo meglio.

“Siamo pochi a comprare cartaceo”?

Ecco un’altra frase che trovo spesso nei gruppi di lettura: ormai la gente preferisce l’e-book alla carta.

Uhm… siamo proprio sicuri?

Chi lavora nel settore sa bene come l’e-book stia affrontando una crisi che non accenna a finire, semmai ad aggravarsi, anno dopo anno. Ormai si parla di crollo a livello mondiale e ci sono addirittura delle case editrici che hanno smesso di realizzarli.

Guardando all’Italia, sicuramente se ne realizzano meno. Molti meno.

E il loro peso sul mercato cala sempre di più…

Ma tradotto in lettori?

Riprendiamo i dati presentati lo scorso anno e vediamo che nel 2021 il 52% di italiani dichiarava di leggere libri cartacei, il 23% e-book e l’11% audiolibri (che stanno crescendo sempre di più).

Morale della favola? Non importa come leggi, l’importante è che tu lo faccia.

Il tasto dolente

Ma davvero l’Italia è un Paese di non lettori?

Ecco il tasto dolente. Tra le varie frasi fatte che serpeggiano tra intenditori e improvvisati, questa è l’unica che rappresenta ancora una parziale verità: in Italia i lettori sono pochi.

Ciò significa che leggiamo poco? Non proprio, quindi cerchiamo di capire meglio.

Stando ai dati presentati nell’ultimo Rapporto annuale, nel 2021 si sono dichiarati lettori il 56% degli italiani tra i 15 e i 74 anni. Un dato già negativo di per sé, ma addirittura in calo negli ultimi anni: nel 2019 era il 65% e nel 2020 il 59%.

“Ma quindi perché il mercato è cresciuto?” “Perché prima hai scritto che abbiamo comprato milioni di libri in più rispetto a tre anni fa?”

Perché i lettori sono diminuiti, ma i lettori medi sono diventati forti e quelli forti sono diventati fortissimi.

Per intenderci, i lettori medi sono quelli che acquistano dai tre ai dieci libri l’anno, mentre i forti sono quelli che ne comprano almeno uno al mese. Ed è proprio su di loro che si regge il mercato: chi legge più di sette libri l’anno è il 32% dei lettori, ma genera quasi il 60% delle vendite.

E pensate che l’Italia è tra i primi posti in Europa per percentuale di lettori fortissimi.

Morale della favola. Bene, ma non benissimo.

E cosa leggiamo?

Abbiamo visto quanto leggiamo, come leggiamo, dove leggiamo. Ma cosa leggiamo?

Il primo dato interessante riscontrabile negli ultimi anni è che il catalogo pesa sempre di più rispetto alle novità.

Cosa significa? Significa che compriamo sia novità che libri usciti prima dello scorso anno, ma che sempre più preferiamo questi ultimi. Confrontando i dati con il 2019 vediamo, infatti, che il peso del catalogo è aumentato del 18%.

E secondo voi, su questa percentuale, cosa ha inciso in maniera preponderante?

Be’, direi sicuramente i social media, che sono diventati il canale di conoscenza e approfondimento prediletto da moltissimi lettori che lo preferiscono alle riviste e inserti letterari o agli stessi consigli chiesti di persona agli altri.

Guardate un po’ cosa era emerso da quest’altra ricerca dell’AIE presentata a dicembre:

Tra le varie fonti di informazione che incidono sugli acquisti, i social media risultano al primo posto e in particolare Instagram (54%), Facebook (53%), Youtube (29%) e Tik Tok (26%). Ma quest’ultimo è sicuramente destinato a crescere, grazie al potere di Booktok e dei suoi booktokers. A tal proposito, sappiate che da qualche giorno ci sono sbarcata pure io: se vi va, mi trovate su Book around the clock.

Proprio grazie ai social e alle sempre più numerose recensioni che affollano le nostre bacheche, il catalogo sta acquistando una forza sempre maggiore. Pensateci bene: quante volte vediamo post di lettori comuni o video di bookinfluencer dedicati ai classici o comunque a titoli usciti anni fa? Moltissimi, forse più di quelli dedicati alle novità. E anche su questo la pandemia ha inciso profondamente.

Andando, però, ancora più nello specifico, quali generi funzionano di più?

Rispetto al pre-pandemia tutti i macro-generi sono cresciuti, in particolar modo la fiction. Va molto bene la narrativa straniera (+7% rispetto al 2021 e +25,9% rispetto al 2019), la narrativa italiana (+4,9% rispetto al 2021 e +14,3% rispetto al 2019), ma soprattutto va strabenone il fumetto che è cresciuto dell’8,6% rispetto allo scorso anno, ma del 111,3% rispetto al 2019. Non male, eh.

L’unico genere che mostra sofferenza, purtroppo, è la saggistica: cala rispetto allo scorso anno sia quella generale (arti e spettacolo, biografie, storia, politica, viaggi, religioni ecc.), sia quella professionale.

L’AIE, inoltre, nel puntare la lente sui nostri carrelli fisici e virtuali, ci rivela anche quali sono stati i generi specifici di maggior successo nel 2022.

Cosa salta all’occhio? Un bel boom per la manualistica per la casa (+247%), per i romanzi d’amore italiani (+194%) e per i chick lit italiani (+184%).

Alt, cosa sono i chick lit? Si tratta di quel genere emerso negli anni Novanta sotto il cui cappello rientrano i romanzi con protagoniste donne, giovani, ironiche e autoironiche, lavoratrici, single ma impegnate in una spesso infruttuosa e disastrosa ricerca dell’amore (da Bridget Jones in poi, per capirci).

Al di là delle opinioni e dei gusti personali, quello che emerge è sicuramente una grande voglia di evasione e leggerezza dopo la chiusura e la cupezza degli ultimi anni.

I titoli più venduti nel 2022

A fare da sintesi a quanto finora evidenziato grazie all’AIE, ecco i 10 titoli di maggior successo dello scorso anno. E vedrete la combinazione tra novità e catalogo, il potere dei social media con alcuni dei libri più recensiti dai booktoker e la ricerca di leggerezza.

“I libri costano troppo”?

Voglio chiudere con una nota un po’ polemica, riprendendo l’ultima frase fatta che talvolta sento pronunciare o vedo scritta da qualche parte: “i libri sono troppo costosi”.

L’AIE ha innanzitutto evidenziato come i prezzi di copertina siano rimasti stabili nel 2022, nonostante l’inflazione galoppante, la crescita dei costi della carta e dell’energia.

Io sono una piccola redattrice editoriale, ma vi posso assicurare che dietro la realizzazione di un singolo libro c’è un lavoro immane che richiede moltissime risorse: umane, materiali e immateriali. Immaginate, infatti, che in quegli 8, 15 o 20 euro che pagate per il vostro libro ci devono rientrare la casa editrice con i suoi dipendenti, l’autore/trice o gli autori, la libreria (o Amazon, ma ovviamente tifo per la libreria), i distributori… insomma, tante spese e tanti lavoratori. Pensate ancora che il prezzo di un libro sia troppo alto?

Certo, ci sarebbe bisogno di politiche più adeguate e lo stesso presidente dell’AIE spera in una nuova legge di sistema per il libro, ma nell’attesa vi invito a una riflessione e per farlo mi servirò delle parole di un grande autore che per un periodo della sua vita è stato anche libraio: George Orwell. Proprio alla sua esperienza a contatto con i lettori ha dedicato un libro piacevolissimo intitolato Memorie di un libraio, dove Orwell ha raccolto riflessioni in merito al comportamento dei lettori e allo stato di salute del mercato editoriale degli anni Trenta/Quaranta.

Amazon.it: Memorie di un libraio - Orwell, George, Montroni, Romano - Libri

La cosa che stupisce maggiormente è vedere quanti punti di contatto ci siano tra i suoi anni e i nostri: dall’opinione sui “buoni brutti libri” ai romanzi d’amore scritti da donne per donne, dalla scarsa popolarità delle raccolte di racconti ai giorni infernali sotto Natale, passando per i clienti che pretendono di trovare il libro desiderato senza ricordarsi né il titolo né il nome dell’autore, ma solo la sua “copertina rossa”.

E un capitolo, emblematicamente intitolato Libro contro sigarette, è dedicato proprio all’annosa questione dei prezzi.

L’idea che comprare, o anche solo leggere, libri sia un passatempo costoso, fuori dalla portata della gente comune, è così diffusa da meritare un’analisi attenta.

E l’analisi si fa veramente attenta, perché Orwell arriverà a inventariare tutti i libri posseduti calcolando la totalità delle spese sostenute per il loro acquisto negli ultimi quindici anni, confrontandole con il costo di altri beni di consumo…

Con i prezzi di oggi, sto spendendo molto più in tabacco che in libri. (…) Nel 1938 in questo Paese i cittadini spendevano quasi dieci sterline l’anno, a testa, in alcol e tabacco. (…) Nel 1944 la spesa annua pro capite per questi due articoli ammontava a non meno di ventitré sterline. (…) Certo, i prezzi ora sono tutti inflazionati, compresi quelli dei libri, eppure a quanto pare il costo della lettura non ammonta a più del costo complessivo di fumo e alcol.

La conclusione?

Eterno il dibattito sul costo dei libri, eterna la validità delle sue parole.

È difficile stabilire un qualsiasi rapporto tra il prezzo dei libri e il valore che se ne trae. Ci sono libri che si leggono più e più volte, libri che diventano parte dell’arredo mentale e influenzano profondamente il modo di vedere la vita, libri che sfogliamo senza però leggere mai integralmente e libri che leggiamo d’un fiato per dimenticarli la settimana successiva. E il costo, in termini di denaro, potrebbe essere lo stesso per ognuno di questi casi. (…) Se il nostro consumo di libri rimane basso come è stato, almeno lasciateci dire che è perché leggere è un passatempo meno eccitante rispetto alle corse dei cani, al cinema o al pub, e non perché i libri, comprati o presi in prestito, sono troppo costosi.

PS – Se volete consultare tutti i dati dell’indagine, visitate la pagina dedicata sul sito dell’AIE.

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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