#SochiProblems: la web reputation non è un gioco

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C’era da aspettarselo: le ultime Olimpiadi invernali di Vancouver risalgono ad un’altra era, ad un 2010 che non cinguettava ancora così tanto o che non era impegnato nel farsi selfie come oggi.

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Certo, le ultime Olimpiadi di Londra hanno già conosciuto post e hashtag, ma quello che sta accadendo a Sochi ha dell’incredibile e potrebbe diventare un interessante precedente.

Partiamo da un dato: le Olimpiadi di Sochi sono i giochi invernali più costosi di sempre.

Una premessa fondamentale, come vedrete.

Perché nonostante i budget impressionanti e l’attenzione del mondo concentrata per un paio di settimane sulle terre russe, gli scivoloni non sono mancati.

E non sto parlando di quelli sulla neve o sulle piste di pattinaggio.

Basti pensare che dei milioni di tweets su Sochi, la stragrande maggioranza riguarda temi ben lontani da sci, slittini e medaglie: prima il pericolo terrorismo, poi la delicata questione dell’omosessualità in Russia e infine l’incredibile spreco di denaro nel realizzare il villaggio olimpico, tutt’altro che pronto ad accogliere una competizione di tale livello.

E’ bastato, infatti, che atleti e giornalisti iniziassero a pubblicare sui propri account i disagi che stanno vivendo in questi giorni, perché si creasse un vero e proprio movimento in rete dal nome #sochiproblems: una raccolta esilarante di immagini e parole che testimoniano, con lo sguardo cinico e spietato che solo i social possono avere, tutte le falle logistiche di quest’edizione.

Carenze organizzative e igieniche, strutture fatiscenti o ancora da completare, strade dissestatetoilette “creative” e cartelli talmente folli da meritare più di uno scatto con il proprio smartphone.

Il tutto alla luce…del social.

Un trend topic del genere non poteva, poi, non trasformarsi in un vero account e così, nel giro di pochi giorni, è nato il profilo @SochiProblems.

Sochi Problems  SochiProblems  su Twitter

E secondo voi, tra questo account e quello ufficiale @Sochi2014, chi detiene al momento il numero maggiore di followers?

Esatto, è proprio l’altra faccia delle Olimpiadi ad essere la più scrutata dagli internauti di tutto il mondo.

Basterebbero questi numeri per capire la forza del trend: @SochiProblems è stato aperto il 4 febbraio e in soli cinque giorni ha conquistato ben 329.000 followers (in costante crescita) pubblicando poco più di 200 tweets.

L’account ufficiale @Sochi2014 deve invece “accontentarsi” dei suoi 207.000 followers, dopo oltre 4.000 cinguettii.

Ma cosa è stato immortalato di così stupefacente da farne un vero e proprio caso social?

Per capirlo, ecco alcuni dei migliori tweets pubblicati negli ultimi giorni:

Sembra incredibile, eppure tutto questo sta accadendo realmente sulle rive del Mar Nero.

Che qualche falla organizzativa ci fosse, lo si è potuto intuire anche dalla cerimonia di apertura, dove i “sacri” cinque cerchi olimpici sono improvvisamente diventati quattro a causa di un problema tecnico.

Anche qui l’ironia del web non è mancata…

sochiproblems

…e addirittura è stata proposta una nuova versione dei cinque cerchi, cavalcando gli ormai noti problemi con le “toilette russe”…

Twitter   Ricerca

I #sochiproblems stanno strappando più di un sorriso in questi ultimi giorni, diventando un vero argomento di costume su siti web, quotidiani e tg, ma cerchiamo di vedere il problema da un altro punto di vista: quello della brand reputation.

Da quando i social sono entrati nelle nostre vite, condizionandone abitudini e scelte, la reputazione di un brand deve obbligatoriamente considerare l’effetto boomerang che ogni azione può esercitare sulla sua credibilità e sulla fidelizzazione del pubblico.

Non è un caso che sempre più spesso si senta parlare di epic fail sui social media, ovvero di errori talmente evidenti, compiuti da utenti e soprattutto brand, da suscitare non solo risate, ma anche riflessioni e veri dibattiti.

Sì, perché un epic fail è forse più importante di una best practice: ci permette di capire come muoversi sul terreno accidentato dei social, come interagire con un pubblico esigente, attento, sempre più difficile da fidelizzare e pronto ad attaccare ogni mossa sbagliata a colpi di post dissacranti.

L’epic fail permette, se si è capaci di recepire l’insegnamento, di evitare futuri errori e conseguenti danni all’immagine: ricordiamoci, infatti, che ogni singola parola o immagine usata ha un grosso peso sulla propria brand o personal reputation e l’allerta deve essere sempre alta.

Prima esisteva il passaparola, poi siamo passati ai primi blog e forum e oggi qualunque cosa può passare sotto la lente impietosa dell’utente: gli abitanti della rete non perdonano e sono loro a condizionare il successo di un brand.

Anche dei Giochi Olimpici.

E gli organizzatori delle prossime edizioni sono avvisati.

Le Olimpiadi di Sochi, infatti, sono un vero esempio di epic fail organizzativo, che deve far riflettere ancora di più su quanto ogni piccolo o grande problema possa oggi godere di un’enorme cassa di risonanza, facendo parlare di sè in tutto il mondo, provocando derisioni e polemiche.

Chissà se nei prossimi giorni riusciranno a risollevare le sorti, al momento fantozziane, di questi giochi olimpici…nel frattempo vi lascio alla piccola impresa realizzata da un gruppo di ragazzi toscani che, sbeffeggiando la russa Sochi, incassa un vero epic win.

 

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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