“Solenoide” di Mircea Cărtărescu: l’onirico che si fa realtà.

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Inauguro la WeBook Road con quella che considero la miglior lettura dello scorso anno (e, senza esagerazioni, tra le migliori nelle quali abbia avuto la fortuna di imbattermi): Solenoide dello scrittore rumeno Mircea Cărtărescu edito da Il Saggiatore.

Non sono solita utilizzare toni particolarmente entusiastici ed enfatici nelle recensioni, ma non posso trascurare il fatto che questa possente opera, frutto di un vero genio contemporaneo dalla cultura e dall’originalità sconfinate, si imponga come una delle letture più gratificanti, fuori dall’ordinario e indelebili che potrete mai annoverare anche in futuro.

Si tratta della prima opera da me approcciata di Cărtărescu, un autore spesso accostato a giganti come Kafka e Borges con i quali condivide l’immaginario onirico e surreale, il fantastico, l’acutezza mentale, l’erudizione, l’inquietudine. E Cărtărescu ci offre un’esperienza colma di epifanie, sensazioni inedite, riflessioni lucide e spiazzanti, metafore e immaginazione. Tutto vi si incastra perfettamente, tutto torna, tutto ricorre, come se l’autore avesse a disposizione tanti cassetti con all’interno evocazioni e allucinazioni, che apre e riapre (talvolta ossessivamente) lungo le oltre 900 pagine di questo monumentale capolavoro.

Una struttura articolata, complessa, mirabilmente e chirurgicamente congegnata dove possiamo individuare come punti nodali i temi del sogno e della realtà, della predestinazione e del dolore, del potere salvifico della scrittura, della comunanza e della solidarietà tra esseri umani (e non solo).

Innanzitutto, Solenoide è una raccolta di quaderni, un manoscritto portato avanti negli anni, tanto delirante da apparire estremamente lucido, perché è spesso nella follia che si raggiunge la libertà e la profondità: a scriverlo è il protagonista, un grigio insegnante di lettere di una grigia scuola media di Bucarest che molti anni prima aveva deciso di abbandonare il sogno di una carriera di poeta, a causa delle cocenti critiche seguite alla presentazione di un suo poema in un circolo. Quell’accadimento lo spinse a ripiegarsi su se stesso, sulla sua pelle che è diventata carta da scalfire o forse sulla carta che è poi diventata pelle. In quei suoi quaderni penetra i ricordi del passato e fin da subito cogliamo il punto focale dell’intera opera e poetica di Cărtărescu: non vi è alcuna distinzione tra mondo onirico e mondo reale. La realtà è solo la superficie delle cose, è ciò che possiamo vedere del mondo, ma il sogno ci consente di aggiungere una quarta dimensione e cogliere la verità più profonda. La realtà è dolente, è una prigione opprimente e sinistra, ma il sogno…il sogno…il sogno è “la carta geografica in cui appaiono i vasti territori della vita interiore”, è una chiamata, un messaggio al quale rispondere.

È il nostro piano di evasione dalla “paura rappresa” nella quale viviamo, dalla mancanza di libero arbitrio, dal destino ineluttabile di solitudine che ci accomuna. E il protagonista cerca ossessivamente di metterlo in atto, anche rielaborando i suoi ricordi e convertendoli in folli deliri, dove le allucinazioni si confondono con la realtà, confessando talvolta “ho sognato o mi sono ricordato”. Una via d’uscita che insegue anche attraverso la sua pura e salvifica scrittura, che non corrompe l’anima come quella di chi insegue “il pezzettino di formaggio” correndo dentro un labirinto, che non è sparsa sulle pagine, ma le attraversa.

E lo stesso solenoide, la bobina di rame sulla quale è costruita la sua casa, non è altro che questo: una possibile porta che può ricordarci quanto tutti siamo vicini e simili; una porta sulla possibile evasione dalla propria cella. Ma quando questa evasione diventerà realmente possibile e a un passo da lui, cosa sceglierà? Dove troverà la sua salvezza?

Se la densità degli argomenti trattati non bastasse, va detto inoltre che vi troverete al cospetto di una lingua difficile da incontrare, dove vi imbatterete in concetti, terminologie e immagini riprese da molteplici discipline (chimica, matematica, fisica, biologia, entomologia, filosofia, giusto per citarne alcune), a dimostrazione dell’onnivora curiosità e conoscenza dell’autore. E una nota di merito va indubbiamente all’eccellente lavoro del traduttore Bruno Mazzoni, capace di rendere perfettamente la complessità della sua poetica.

Tutto questo si unisce armoniosamente, generando pagine di sorprendente bellezza e poesia, perché se per Cărtărescu non esiste alcuna differenza tra realtà e sogno, non esiste alcuna distinzione nemmeno tra prosa e poesia. Lui abbatte ogni confine, perché ciò che conta è sempre l’interiorità di ognuno di noi e infatti, come da lui stesso dichiarato, “scrivere poesia è semplicemente avere un occhio aperto sulle cose del mondo”.

E dopo questa esperienza letteraria, posso dire di aver attraversato 900 pagine di abbacinante poesia sul mondo e su noi stessi.


Chi è Mircea Cărtărescu?

Nato a Bucarest nel 1956, Mircea Cărtărescu è considerato uno dei più importanti e interessanti scrittori dell’Est europeo.

Apprezzatissimo dalla critica, negli anni ha ricevuto molti riconoscimenti, oltre ad essere stato più volte segnalato per il premio Nobel per la Letteratura (compreso nel 2021, grazie proprio a Solenoide).

In Italia, tutta la sua produzione letteraria prima di Solenoide è stata pubblicata dalla casa editrice Voland; ad accompagnarlo, da sempre, il fidato traduttore Bruno Mazzoni. Tra le sue opere pubblicate da Voland vanno segnalate TravestiNostalgia (che lo stesso Cărtărescu considera come ottimo punto di partenza per entrare nella sua poetica) e la trilogia Abbacinante (che presenta molti tratti comuni con Solenoide).

Cărtărescu, in realtà, si era inizialmente imposto sulla scena romena come poeta: il lirismo, infatti, permea ogni suo racconto e romanzo ma, come già anticipato, per lui non esiste alcuna differenza tra i due linguaggi. Ciò che conta è lo sguardo su ciò che accade attorno e dentro di lui.

E qual è il suo concetto di realtà? Ecco come lo aveva espresso nella bellissima intervista realizzata da Vanni Santoni per L’Indiscreto che vi invito a leggere e dalla quale ho tratto le citazioni che troverete di seguito:

“Tutto il mio sforzo di pensiero degli ultimi quarant’anni è stato diretto verso una sola meta, impossibile da toccare: comprendere la realtà. La realtà è l’unico oggetto veramente mistico dato alla nostra meditazione. (…) la mente non vede con gli occhi né le emozioni, né le speranze, né le visioni, né i sogni (quando sogniamo, teniamo gli occhi chiusi). L’erba vista con gli occhi è verde, il che è una bugia: l’erba rigetta proprio la lunghezza d’onda del colore verde e lo riflette tutt’intorno, mentre conserva in sé tutti gli altri colori. I miei romanzi cercano di conservare, come l’erba di un prato, tutte le sfumature, tutte le linfe, tutti gli aromi, tutte le piroette e i soffi di vento”

Il suo linguaggio è intriso di realtà, di ogni suo aspetto: non si accontenta di restare confinato nel campo della letteratura, ma spazia nell’entomologia, nell’astronomia, nella botanica…ovunque.

“Lo scibile è uno solo, e io non voglio lasciarmi sfuggire nulla della sua enorme ricchezza. Non leggo in funzione della letteratura che scrivo, quanto piuttosto scrivo letteratura per completare le mie conoscenze sul mondo e su di me, o piuttosto sul mio io-mondo.”

C’è tanto in comune con il protagonista di Solenoide: anche lui scrittore, anche lui insegnante, anche lui aveva presentato il poema La caduta a un circolo letterario (ma, a differenza del protagonista, fu assai elogiato).

In comune con lui, poi, c’è soprattutto la concezione stessa della letteratura, della scrittura che non deve corrompersi con la ricerca di successo e approvazione, ma restare pura nella sua essenza: noi siamo solo dei mezzi per le nostre storie e non possiamo sapere dove esse ci condurranno. Solo loro lo sanno.

“Un vero libro è un processo embrionale, lo scrittore gli offre solo il grembo protettivo e poi rimane passivo, come una donna incinta che non ha idea di cosa stia accadendo nel suo grembo. (…) Li ho solo messi al mondo. Per il resto, fanno da soli.”

Cărtărescu, infatti, scrive a mano e tutto d’un fiato, senza scalette e programmi: il libro è dentro di sé e già vi risuona pienamente, quindi a lui spetta il compito di dare alla storia la possibilità di uscire e farsi udire dal mondo. 

“Quando lavoro a un libro, scrivo ogni mattina, chiuso in camera, smarrendo il contatto con la realtà. Sono in una trance profonda, sono oltre, come quando sogno. E non sono solo immerso in me stesso, ma anche nella letteratura. O nell’io-letteratura. Finita la pagina – e raramente supero una pagina al giorno – sono di nuovo Mircea Cărtărescu, l’essere più ordinario al mondo.”

Ma niente di ordinario c’è in lui e in ciò che scrive.

Se volete avere la fortuna di ascoltarlo dal vivo, l’attesa è breve: Mircea Cărtărescu sarà, infatti, ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino in un incontro che si terrà domenica 22 maggio insieme a Bruno Mazzoni e Vanni Santoni.

Ci vediamo là. Con una copia di Solenoide tra le mani.

Alessandra Toni

Ciao, sono Alessandra, ma chiamami Ale. Sono una redattrice editoriale, da sempre appassionata di storie e parole. Per anni ho scritto di web writing e comunicazione, oggi parlo di libri ed editoria con il nuovo percorso WeBook Road.

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